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La short list comprendeva Baroni, Nesta, Pirlo: aver scritto insieme pagine di storia del Milan è stato un altro fattore decisivo?
—«Conosco Nesta da più di dieci anni, la stima e l’affetto hanno avuto un loro peso ma sono stati secondari. Il primo motivo, ripeto, è stato tecnico. Sono stati bravi François Modesto e Michele Franco, riferimenti dell’area tecnica, oltre ai nostri match analyst: mi hanno proposto degli studi approfonditissimi. Scegliere a quel punto è stato ancora più facile».
Con Nesta per nuovi sogni di gloria?
—«Da giocatore è stato straordinario, uno dei migliori difensori al mondo: non si diventa campioni del Mondo con la nazionale e con il club per caso. E con lui in dieci anni non ho mai avuto un problema: comportamentale, economico, niente. Se da allenatore sarà bravo la metà di quanto lo era da calciatore siamo a posto. La sua storia in questo aiuta, il prestigio che aveva da calciatore può essere un’arma in più».
Dispiaciuto che a lasciare sia stato Palladino?
—«Il contrario, sono orgoglioso. Di lui, come di Carlos Augusto all’Inter o per Di Gregorio alla Juve. Raffaele ha scelto una squadra che gioca le coppe europee ed è stata una decisione legittima, io l’ho corteggiato e sperato rimanesse ma i rapporti restano affettuosissimi. Si è comportato bene con noi, poteva andarsene un anno fa e invece ha rispettato la parola data a me e Berlusconi. Non ha fatto nessuno sgarbo al Monza».
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