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Galliani: “Scudetto? Non mi sbilancio col Mondiale di mezzo. Monza, alziamo l’asticella”

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Intervistato da il Giornale, l'ad del Monza Adriano Galliani ha parlato del primo storico campionato di Serie A per il club brianzolo

Andrea Della Sala

Intervistato da il Giornale, l'ad del Monza Adriano Galliani ha parlato del primo storico campionato di Serie A per il club brianzolo:

Qualcuno ha equivocato sul paragone fatto tra i trionfi euro-mondiali del Milan e questo successo del Monza: è stato davvero più difficile portare il Monza in A?

«Guardi che la spiegazione è elementare e non vuole sminuire l’impresa epica realizzata in 31 anni rossoneri. Prima di noi il Milan aveva già vinto tutto, scudetti e coppe. Il Monza non era mai stato in A: per questo motivo la considero una conquista più complicata. E per uno come me che ha alle spalle 45 anni da dirigente sportivo di cui 41 al fianco di Silvio Berlusconi a cui sono sempre grato, non c’è nulla di più entusiasmante. Spesso sa cosa faccio?»

No, cosa fa?

«Sfoglio l’ordine alfabetico della nuova serie A dove trovo il Monza tra il Milan e il Napoli e non ci credo ancora».

Nel frattempo sta allestendo l’italMonza: una combinazione o una scelta motivata?

«È una filosofia che discende. direttamente dal presidente Berlusconi e fu inseguita anche ai tempi del primo Milan, con la. trattativa per Vialli come esempio. Poi c’è l’aspetto romantico. Uno dei primi ad arrivare è stato Pessina, nato calcisticamente nel Monza e diventato il nuovo capitano. Adesso è sui giornali il titolo su Petagna che presi a 14 anni dalla Triestina per il settore giovanile del Milan. E c’è una gran bella scoperta: con tutti gli agenti e i calciatori con cui discutiamo, non abbiamo mai ricevuto un no perché siamo una neo-promossa».

Dopo 45 anni di calcio, per la prima volta lei vivrà un torneo inedito, con lunga interruzione invernale per il mondiale. Che criteri bisognerà adottare per non farsi spiazzare dalla novità?

«Abbiamo studiato con attenzione il calendario. Noi avremo, al netto dei raduni azzurri, 2,5 mesi in cui giocheremo 15 partite di campionato, i club impegnati in coppa ne giocheranno 21 addirittura nello stesso periodo. La scelta è stata questa: pochissimi stranieri, e tra questi coloro i quali hanno già giocato nel campionato italiano conoscendone le caratteristiche, mi riferisco a Marlon col Sassuolo e a Marì con l’Udinese, e poi tutti giocatori italiani».

Resta fissata la missione del decimo posto? Non è troppo alta come asticella?

«Da capo azienda bisogna alzare l’asticella, sempre. Al Monza anche nel recente passato non abbiamo mai dato premi ad personam ma collettivi e a risultato raggiunto. Così tutti i contratti di nuovi acquisti sono o prestito secco oppure prestito legato alla permanenza in A. È stato difficile far “digerire” la modalità alle altre società ma alla fine ci siamo riusciti. Ho evitato anche di prendere svincolati perché avremmo risparmiato sul cartellino ma ci saremmo ritrovati con stipendi “pesanti” per molti anni sulle spalle».

Seguendo questa traccia sarà più facile scoprire chi sono i favoriti per lo scudetto?

«No, la penso in modo opposto. Non è possibile fare pronostici per via del mondiale. Nessuno oggi è in grado di valutare come torneranno dal Qatar: chi scarico, chi motivatissimo, chi infortunato, chi stanco. Fermi due mesi, dal 13 novembre al 4 gennaio non siamo mai stati. Perciò evito di pronunciarmi».

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