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Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando analizza i motivi della sconfitta dell'Inter nel derby contro il Milan: secondo il giornalista, i nerazzurri sono usciti a testa bassa dalla partita non per motivi fisici, ma psicologici:
"Dopo 5 giornate, in testa al campionato, ci sono 7 squadre racchiuse in soli 3 punti, 8 se l’Atalanta vincerà il recupero della partita con il Como, saltata ieri. Un’ammucchiata come neanche sul Ponte di Verrazzano alla partenza della maratona di New York. Per ritrovare l’ottava in classifica così vicina alla prima, bisogna rinculare al 2016-17, quando la Juve (12) conduceva sul Napoli (11) e il Bologna, ottavo, distava solo 3 punti. Lungo il percorso della maratona di 38 giornate le squadre più pronosticate, con ogni probabilità, si staccheranno dal gruppo, ma intanto, in questo mischione è lecito sognare. Da quanto intuito nelle prime cinque giornate, potremmo goderci un torneo molto equilibrato perché l’Inter, che ha già perso per strada 7 punti, non sembra dominante e affamata come nella stagione scorsa, quando si presentò alla 6a giornata a punteggio pieno. Le altre candidate più accreditate (Juve, Napoli, Milan...) vengono da rifondazioni tecniche ancora in corso".
"L’Inter resta il maratoneta più pronosticato, per qualità di rosa e di gioco, ma non corre più come prima. Ha approcciato male 3 partite su 5 (Genoa, Monza, Milan), i ritocchi di formazione preventivi (Monza) e successivi (derby) al partitone di Manchester, sono costati 5 punti. Fame e turnover: sono queste le battaglie che dovrà vincere Inzaghi. La fatica di Manchester era molto più di un alibi, ma non c’entra con l’inizio di partita molle. Al 1’ nessuno è stanco. All’inizio dei due tempi i nerazzurri camminavano e, distratti, hanno concesso occasioni. La testa non ha trasmesso ferocia alle gambe (...). Uno tra Barella, guerriero da derby, e Calha, ex elettrico, spiriti orgogliosi capaci di andare oltre la fatica, deve restare in campo".
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