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"Ci sta la delusione e la sospensione della stima e dell’affetto per uno degli eroi dell’ultimo scudetto da parte dei tifosi; ci sta che Lautaro interrompa le comunicazioni social con l’altra parte della LuLa. Ci stanno anche i fischi spontanei, forma di contestazione legittima che conoscevano già gli antichi romani. Cicerone, dopo una rappresentazione, scriveva ad Attico: "Non ho ricevuto neppure un fischio". Non ci stanno il "disgusto" di cui parla il comunicato della Nord e, soprattutto, la caccia all’uomo con fischietti organizzata per il 29 ottobre, "il giorno del ritorno più sgradito", perché non rispecchia i valori e la storia del club. L’Inter è nata da un sentimento di accoglienza, per aprire lo spogliatoio anche a giocatori stranieri e sentirsi "fratelli del mondo". Per tutta la sua vita gloriosa ha tenuto fede alla missione e ha unito l’impegno sportivo a quello sociale, fino agli Inter Campus di Massimo Moratti. Braccare un avversario con "disgusto" e fischietti non si addice allo stile della Beneamata. Beneamata, appunto, un soprannome che contiene il contrario dell’odio. Ci auguriamo che nel silenzio della sosta e, comunque, prima del 29 ottobre, si levi una voce ufficiale dalla società per chiedere di non fare entrare a San Siro quei 50 mila fischietti. Sarebbe bello che a farlo fosse proprio Lautaro Martinez, la metà luminosa della LuLa, oppure El Capitan, Javier Zanetti, che da una vita rappresenta nel modo più alto l’interismo, in campo e fuori, prima correndo «a perdifiato» in campo, lui sì, poi spendendosi anche nel sociale. Non significa stendere un tappeto rosso a Lukaku. Ci sono molte forme per esprimere civilmente la propria delusione e la propria indignazione, forse l’indifferenza sarebbe il fischio più assordante. Ma evitiamo una barbara caccia all’uomo, anche perché nel tempio di San Siro, il fischio è sacro. Il fischio, che era strumento di comunicazione nelle civiltà antiche, segnale di pericolo tra tribù lontane, e che nella musica rinascimentale si alternava nobilmente al canto, era il verbo di Giovanni Trapattoni, profeta dell’Inter dei Record. Infilava i mignoli agli angoli della bocca e soffiava per richiamare un giocatore. Giuan ha fatto vincere il Milan da mediano, la Juve e l’Inter da allenatore. Nessuno si è mai sognato di dargli del traditore, perché aveva un’onestà d’animo, un sentimento di appartenenza e una trasparenza di comportamenti che Lukaku non immagina neppure. Lasciamo che San Siro resti il tempio del fischio del Trap"
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