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Luigi Garlando, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha detto la sua sull'accoglienza che San Siro riserverà a Romelu Lukaku in occasione di Inter-Roma:
"In settimana ci hanno fatto sapere che i preparativi per il ritorno di Romelu Lukaku a San Siro del 29 ottobre sono già cominciati. Con l’anticipo che meritano i grandi eventi. La Curva Nord ha informato che, per l’occasione, saranno distribuiti 50.000 fischietti "da utilizzare a perdifiato ad ogni tocco di palla di chi ha tradito la nostra maglia". Spicca la locuzione avverbiale "a perdifiato" che impegna i tifosi a una certa preparazione fisica in vista del 29 ottobre, per poter disporre della sufficiente capacità polmonare. E poi, naturalmente, spicca la parola "tradito", chiosata nel comunicato in modo inequivocabile: "Un personaggio che si è dimostrato un piccolo uomo, perché prima di essere un campione, bisogna essere uomini e saper rispettare la parola data. Ti abbiamo difeso a spada tratta e ci hai ripagato voltandoci le spalle". Che il comportamento del calciatore belga sia stato tutt’altro che limpido è un dato oggettivo: ha lasciato l’Inter una prima volta per cercare soldi e gloria al Chelsea, è tornato pentito, con tanto di scuse ai tifosi e bacio della maglia, ha fatto finta di restare in nerazzurro l’estate scorsa, mentre flirtava con la Signora, per poi farsi incoronare ennesimo re di Roma"
"Ci sta la delusione e la sospensione della stima e dell’affetto per uno degli eroi dell’ultimo scudetto da parte dei tifosi; ci sta che Lautaro interrompa le comunicazioni social con l’altra parte della LuLa. Ci stanno anche i fischi spontanei, forma di contestazione legittima che conoscevano già gli antichi romani. Cicerone, dopo una rappresentazione, scriveva ad Attico: "Non ho ricevuto neppure un fischio". Non ci stanno il "disgusto" di cui parla il comunicato della Nord e, soprattutto, la caccia all’uomo con fischietti organizzata per il 29 ottobre, "il giorno del ritorno più sgradito", perché non rispecchia i valori e la storia del club. L’Inter è nata da un sentimento di accoglienza, per aprire lo spogliatoio anche a giocatori stranieri e sentirsi "fratelli del mondo". Per tutta la sua vita gloriosa ha tenuto fede alla missione e ha unito l’impegno sportivo a quello sociale, fino agli Inter Campus di Massimo Moratti. Braccare un avversario con "disgusto" e fischietti non si addice allo stile della Beneamata. Beneamata, appunto, un soprannome che contiene il contrario dell’odio. Ci auguriamo che nel silenzio della sosta e, comunque, prima del 29 ottobre, si levi una voce ufficiale dalla società per chiedere di non fare entrare a San Siro quei 50 mila fischietti. Sarebbe bello che a farlo fosse proprio Lautaro Martinez, la metà luminosa della LuLa, oppure El Capitan, Javier Zanetti, che da una vita rappresenta nel modo più alto l’interismo, in campo e fuori, prima correndo «a perdifiato» in campo, lui sì, poi spendendosi anche nel sociale. Non significa stendere un tappeto rosso a Lukaku. Ci sono molte forme per esprimere civilmente la propria delusione e la propria indignazione, forse l’indifferenza sarebbe il fischio più assordante. Ma evitiamo una barbara caccia all’uomo, anche perché nel tempio di San Siro, il fischio è sacro. Il fischio, che era strumento di comunicazione nelle civiltà antiche, segnale di pericolo tra tribù lontane, e che nella musica rinascimentale si alternava nobilmente al canto, era il verbo di Giovanni Trapattoni, profeta dell’Inter dei Record. Infilava i mignoli agli angoli della bocca e soffiava per richiamare un giocatore. Giuan ha fatto vincere il Milan da mediano, la Juve e l’Inter da allenatore. Nessuno si è mai sognato di dargli del traditore, perché aveva un’onestà d’animo, un sentimento di appartenenza e una trasparenza di comportamenti che Lukaku non immagina neppure. Lasciamo che San Siro resti il tempio del fischio del Trap"
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