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Garlando (GdS): “Inter e Juve in crescita, le altre in calo. In primavera credo che…”

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, esamina la giornata di campionato appena conclusa elogiando l’Inter e la Juventus, candidandole, di fatto, per la lotta scudetto: “Ieri sera, quando si è alzato dalla poltrona...

Riccardo Fusato

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, esamina la giornata di campionato appena conclusa elogiando l’Inter e la Juventus, candidandole, di fatto, per la lotta scudetto: “Ieri sera, quando si è alzato dalla poltrona dopo aver visto Juve-Fiorentina, a Roberto Mancini non è venuto neppure in mente di portarsi la mano sul mento, alla Epic-Brozovic. Certo, il vantaggio di 4 punti sulle seconde ha la proporzione della fuga (margine più ampio in questo torneo); Napoli e Roma si sono annullate e allontanate. Sulle tre più immediate inseguitrici l’Inter ha guadagnato complessivamente 7 punti. Ma quella cosa bianconera che non si ferma più, che ha vinto la sesta partita di fila, che ha scavalcato la Roma dopo averle recuperato 11 punti in 6 partite, mette sempre più ansia. Sei punti di vantaggio oggi sono meno tranquillizzanti di ieri. Di sicuro Mancini avrebbe preferito uno degli altri due risultati, anche a costo di ritrovarsi ancora la Fiorentina a 2 punti. La Viola ha confermato qualità di gioco e solidità d’impianto, ma ha perso il terzo incontro diretto, dopo Roma e Napoli. Deve ancora completare una maturazione di personalità e non offre le garanzie di durata di questa Juventus, affamata come se non avesse in pancia 4 scudetti e ritornata a una continuità impressionante. Guardate la rabbia con cui Mandzukic si butta sul pallone del secondo gol e la grinta che Dybala mette in ogni contrasto: Allegri ha trovato definitivamente una nuova coppia trascinante. E deve ancora aggiungere il miglior Pogba. Senza contare che nel ritorno ospiterà Roma, Napoli e Inter. No, ieri sera Mancini non si è toccato il mento alla Brozo, come invece aveva fatto nel pomeriggio, dopo Napoli-Roma. Le locandine promettevano gol, invece è arrivato uno 0-0 che mancava da 20 anni. “Colpa” soprattutto della svolta catenacciara di Garcia che con due 0-0 in una settimana(e le parate decisive Szczesny) si è salvato la pelle: Roma agli ottavi di Champions e brodino ricostituente contro il Napoli. Il trauma del Camp Nou si guarisce anche così. Per ora va bene. Ma solo per ora. Perché l’involuzione tattico-estetica giallorossa non porta lontano. Gli zero tiri in porta della Roma al San Paolo (non le accadeva in serie A dal 2008) certificano una realtà: la macchina da gioco e spettacolo d’inizio stagione per ora non c’è più. La Roma oggi sembra un esploratore che ha perso la bussola. Ieri trovava la porta appena la cercava, oggi non sa dove andare. Le traiettorie di passaggio non hanno una logica. Frecce come Salah sgommano a vuoto ed escono col broncio. Dzeko resta un oggetto estrano, come un Puffo in un presepe. L’Inter era brutta, ha preso coraggio a forza di 1-0 e ha trovato progressivamente gioco e gol. La Roma ha compiuto il percorso inverso: era bella e segnava tanto, è diventata brutta, impaurita e non tira in porta. Le traiettorie del Napoli hanno sempre una logica e finiscono spesso al tiro. Ieri, applaudito, ha giocato a una porta sola, però intanto ha fatto un punto in due partite. Dopo 16 giornate, le geometrie di Sarri, che usa sempre gli stessi titolari, sono più prevedibili. In modo diverso, sono riusciti a soffocarle Mancini, Donadoni e Garcia. E se Higuain, come ieri, appare più umano, il muro altrui regge. L’Inter, che ha schierato 16 formazioni diverse e che cambia regolarmente uomini e moduli, è molto meno imbrigliabile e ha ritrovato Icardi, il suo Higuain. La democrazia al vertice regge, molte restano in gioco, ma da ieri si fiuta nell’aria un presentimento antico: Inter e Juve che si azzuffano a primavera per uno scudetto”