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Garlando (GdS): “Inter sfortunata ma l’Udinese ha meriti. Nerazzurri stanchi perché…”

Il commento di Garlando sulla sconfitta dell'Inter

Francesco Parrone

Dalle pagine de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha analizzato le gare di Napoli, Roma e Inter impegnate ieri in campionato: "Come un rumore d’acqua nelle tubature quando apri i termosifoni. Il gioco ha ricominciato a scorrere e il Napoli è tornato il Napoli. Bellissimo. Tre gol al presuntuoso Toro di Mihajlovic e sorpasso all’Inter, crollata per la prima volta in campionato, davanti alla bella Udinese di Oddo. Non ci sono più imbattuti in serie A. La Roma gioca male ma piega il Cagliari e, con un recupero in canna, può virtualmente proiettarsi al secondo posto dove oggi cercherà di issarsi la Juve. Però il gol, per Di Francesco, resta un problema aperto: ha ammassato punte per segnare solo in pieno recupero con uno stopper. Dzeko e Schick oggi assomigliano a tutto tranne che a una coppia. Sesto attacco del torneo. Il Napoli capolista, con Samp e Crotone all’orizzonte, ha ottime possibilità di vivere il Natale e di presentarsi al giro di boa davanti a tutti. Sarri ha ritrovato il gol di Hamsik e la presenza di Insigne in campo: mica poco. La mini-crisi, coincisa con la sconfitta con la Juve e l’eliminazione in Champions, pare chiusa. Lo diceva Sarri che era questione di testa e non di gambe. Ma per averne conferma, servirà un test contro una squadra meno sconsiderata de Toro. A Sinisa non è servito aver subito 10 gol dal Napoli nel campionato scorso e non ha fatto tesoro delle squadre che hanno incartato il Napoli togliendogli ossigeno con la densità difensiva: Inter, Juve, Chievo... Ha affrontato il palleggio azzurro a petto in fuori, tipo Ventura al Bernabeu, e si è esposto al massacro. Meglio la ripresa che ha portato l’unica buona cosa per il Toro: il ritorno al gol di Belotti. Bella notizia in chiave Mondiale. Ah già, non ci andiamo...

La sconfitta dell’Inter si spiega su due piani: quello della contingenza e quello della struttura. Contingenza: nel primo tempo l’Inter ha creato e concluso molto. Avrebbe potuto chiudere il match. E’ stata più sfortunata di altre volte in cui ha vinto costruendo meno. E poi i meriti dell’Udinese, ridisegnata con sapienza da Oddo. Solo contro Juve e Roma, Spalletti ha incrociato il cocktail di fisicità e tecnica proposto dai friulani. E ha sofferto ancora. Piano strutturale: ripetiamo da sempre che il gap dei nerazzurri rispetto alla concorrenza sono le alternative. Ci siamo. L’Inter non ha le coppe, certo, ma se giocano sempre gli stessi, ti stanchi lo stesso. La Juve può schierare due squadre. Ieri la Roma ha cambiato 6 uomini rispetto al turno precedente. Un conto, nelle difficoltà, è provare a sterzare con l’innesto di un Douglas Costa o di un Perotti, un conto col tenero Karamoh. Ieri Spalletti ha schierato il francesino anche per lanciare un s.o.s. alla proprietà cinese: «Amici, questi siamo. Io vi ho portato quassù. Se volete restarci, mettete mano al portafoglio e aiutatemi». E alla puntualizzazione del d.s. Ausilio («Squadra già fortissima»), il tecnico ha reagito: «Parli la proprietà». Ha ragione Spalletti. L’Inter avrebbe potuto esserlo, «fortissima», se avesse speso meglio i milioni sborsati per i vari Gabigol, Kondogbia, Joao Mario, Dalbert... Ora è corta e imperfetta. Bravo Spalletti a recuperare energie come Santon, ma i limiti dimostrati in 10 anni prima o poi rispuntano: ieri ha concesso 2 gol. Se Perisic e Borja alla lunga si appannano, si spegne la luce. Per non dire di Icardi, cui è vietato ammalarsi. L’Inter non ha ragazzi di talento e di gamba come Barak e Jankto per energizzare la mediana e neppure incursori come De Paul e Lasagna per variare la mono-idea offensiva: cercare Icardi. Una sconfitta ci sta, non è un dramma e non ridimensiona nulla. Ma è in arrivo il momento cruciale della stagione: per il mercato, con relative tensioni intestine, ma anche per la gestione della prima sconfitta e del derby di coppa emotivamente esplosivo. Spalletti non dovrà sperperare energie parlando di «fogne», ma seminare calma e curare al meglio una creatura in delicata crescita".

(Fonte: La Gazzetta dello Sport 17/12/17)

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