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Garlando (GdS): “L’Inter ha trovato quello che gli mancava: Spalletti e Borja Valero”

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, ha detto la sua, dalle pagine della rosea, sul momento dell'Inter

Riccardo Fusato

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, ha detto la sua, dalle pagine della rosea, sul momento dell'Inter: "Ok, le promesse del calcio estivo vanno prese con cautela, come quelle dei bagnini in discoteca. Ma non sono tutte balle. L’Inter che, dopo aver battuto i campioni della Bundesliga (Bayern Monaco), ha sconfitto anche quelli della Premier (Chelsea), ha spedito credibili segnali di fiducia. E non solo perché entrambe le big erano in formazione più che attendibile e ai nerazzurri, tra gli altri, mancava il centravanti-capitano, Icardi. I segnali arrivano da due palesi smarcamenti dal passato. Primo: la voglia. La disfatta dell’Inter 2016-17 è stata etica molto prima che tecnica. Sotto l’ombrello dei mister che si avvicendavano, la squadra si è assuefatta alla sconfitta, senza reagire, dimenticando amor proprio e dovere di rappresentanza. La rabbia con cui l’Inter ieri ha sostenuto il pressing alto e sofferto nelle difficoltà, anche nella sauna di Singapore, raccontano uno spirito nuovo e nuova disponibilità al sacrificio. Il segreto è l’omino che in piedi vicino alla linea di gesso incitava a spremere l’anima. Se, come ha ricordato Pallotta, Spalletti s’azzuffa per averla vinta con i giornalisti, figuriamoci se accetta di farsi fregare dai suoi giocatori che non corrono o si allenano male. L’ascesi e gli addominali asciutti che impone a se stesso, li pretende dai suoi uomini. Spalletti è uomo di regole, sofferenza e coerenza. Esattamente il comandante di cui aveva bisogno l’Inter dopo anni di basso impero. Secondo smarcamento dal passato: Borja Valero. Chi avrebbe potuto lanciare la stella cometa piovuta sul petto di Jovetic in occasione del rigore? Ma è questione di testa ancora più che di piedi, del cervello che gli detta sempre la posizione migliore al servizio dei compagni. Sapere che nella tempesta puoi scaricare la palla a Borja che la ripulisce e la trasforma in un pensiero offensivo, trasmette alla ciurma una serenità che mancava. Non è un caso che si sia rivisto il Gagliardini della prima versione nerazzurra, sicuro e continuo. Accanto al Maestro, gli alunni crescono. Vecino porterà ciò che manca ora al reparto: strappo palla al piede e attacco alla porta. Cioè il tesoro del pirata Vidal che Ancelotti si tiene stretto e che l’Inter giustamente sogna. Non è banale che contro due candidate alla prossima Champions, contro diavoli come Lewandowski, Müller, Morata e Bashuayi, una difesa reduce da un campionato da 49 gol presi abbia tenuto la rete pulita (l’euro-autogol di Kondogbia non vale). E’ la squadra che difende, non il reparto: se l’organizzazione collettiva cresce, ci guadagnano tutti. Il giovane Skriniar ha superato un altro bel crash-test. Oltre al fisico c’è di più: personalità, posizione e anche sicurezza nella prima costruzione. Dalbert accrescerà la qualità della spinta in fascia, carente nel passato. I due gol di Eder al Bayern, il rigore procurato da Jovetic, il gol mangiato da Joao Mario fanno intendere che nella casella del centravanti ora piovono occasioni. Icardi, spesso abbandonato a se stesso, potrebbe divertirsi. E ora il grande colpo per rifinire una macchina già solida e competitiva. Un’idea? Ivan Perisic. In una squadra più motivata e organizzata, nelle mani di un allenatore che assicura stimoli e condizione atletica ideali, il croato può salire l’ultimo gradino e posizionarsi tra i più grandi. Vedete di meglio in giro per tecnica, corsa e senso della rete? Siamo ancora più chiari: se l’Inter lo tiene, fa il colpo del mercato perché migliori di lui finora non ne sono arrivati e difficilmente arriveranno. E’ solo luglio, l’International Champions Cup di Singapore non è la Champions League, anche se Chelsea e Bayern rimandano la memoria nerazzurra al dolce 2010. Però non sono risultati di sabbia. Chi si era abituato a perdere, deve vincere tanto e subito per crescere. E intanto Antonio Conte, sliding door mancata, è già diventato una vittima del nuovo futuro che avanza. Un segnale in più."

(Gazzetta dello Sport)

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