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Garlando (GdS): “L’Inter non può fare a meno di Joao Mario. De Boer…”

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, dice la sua sul momento dell'Inter

Riccardo Fusato

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, dice la sua sul momento dell'Inter: "L’Inter ha capito con la Juve quanto potrà costruire sull’asse Joao Mario-Banega. Poi con l’Empoli ha imparato che può fare a meno di Banega e con il Bologna che non può fare a meno di Joao Mario. Senza il portoghese che verticalizza rapido, Candreva e Perisic ricevono palla quando le fasce sono già state chiuse a doppia mandata (terzini e esterni in ripiego), come ieri; e Banega, invece di avere a disposizione ampi corridoi da imbucare, si ritrova francobollato da un mediano, davanti a una difesa schierata dove non passa uno spillo. Un altro Banega alle spalle di Icardi, De Boer può inventarselo (Eder, Perisic...), un altro Joao Mario no. Infatti ieri, con Medel e Kondogbia, l’Inter ha riportato le lancette indietro e la fonte del gioco è tornata arida come un deserto. Tra la rapidità con cui il portoghese strappò palla e lanciò in gol Icardi a Empoli e il dribbling suicida di Kondogbia che ha mandato in gol Destro corre un abisso di buon senso e sapienza tattica. Il francese si ostina a fermar palla e ad avvitarsi più della Cagnotto prima di passarla. Perde 3-4 tempi di gioco rispetto a quelli previsti da De Boer che infatti ha perso la pazienza e lo ha cacciato a metà del primo tempo, precettando Gnoukouri, bravo a sveltire. Sostituzione traumatica, ma è attraverso messaggi forti come questo che s’impianta un’idea nella testa della squadra: la palla deve arrivare in fretta ai 4 davanti chiamati a risolvere. E’ attraverso messaggi disciplinari perentori come quelli recapitati a Brozovic che si fonda un gruppo solido. Una stessa idea di gioco e regole condivise: il mezzo passo falso di ieri rientra nel percorso di crescita di una squadra in formazione. Perché sono le squadre, i gruppi a vincere, non i giocatori. De Boer, cresciuto nel socialismo calcistico dell’Ajax, lo sa meglio di altri"

(Gazzetta dello Sport)

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