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Il giornalista Luigi Garlando, dalle pagine de La Gazzetta dello Sportcommenta la quinta giornata di Serie A che si è conclusa ieri: "Annunciate dai pronostici balneari, tra le granite e le granate, eccole lì, già sole, dopo solo cinque giornate: la Juve e il Napoli. Le più accreditate candidate allo scudetto. Fuori i secondi: al centro del ring Allegri e Sarri. Ieri hanno giocato una suggestiva partita da lontano. Nel primo tempo incartata la Juve dalla baby Fiorentina di Pioli, addirittura sotto il Napoli all’ Olimpico contro un’ottima Lazio. Quasi un surplace da Vigorelli. Appena è scattato in gol Mandzukic a Torino, è partito anche il Napoli che ha grandinato quattro gol, uno dopo l’altro. Meraviglioso l’arcobaleno calciato in rete da Mertens, un ponte di bellezza che ha collegato il genietto belga a Maradona, protagonista di una prodezza analoga contro la Lazio. Anche il Napoli del Pibe mise in fila 16 risultati utili prima di inciampare proprio con la Lazio, quello di Mertens è andato oltre, a 17. Una serie di intrecci suggestivi che alimentano la sensazione di un destino buono, sorretto da indizi più razionali. Come contro l’ Atalanta, il Napoli è andato sotto, ha saputo gestire l’emergenza e venirne fuori con personalità e freddezza come un tempo non sapeva.
La Juve, per una volta, non si è aggrappata allo skilift di Dybala. Ha trovato il gol con l’uomo tatticamente più importante della stagione scorsa e ha ammirato le ottime cose di Bentancur e Matuidi, segno che la linfa nuova sta entrando in circolo, proprio lì dove più serviva. Ma, se vi viene la tentazione di dedurre che sarà una corsa a due, fermatevi. La fatica della Juve nel primo tempo e la difesa traballante davanti alle punture dei bravissimi ragazzini viola resta un dato di fatto. Così come la gestione affannata del vantaggio pur con l’uomo in più, che ha reso furibondo Allegri. Anche se le teatrali imbucate di tunnel di Max stanno diventando un vezzo. Ed è un dato di fatto che la Lazio è stata falciata dalla sfiga quando aveva la partita in pugno. Come sarebbe finita senza gli infortuni di Bastos, De Vrij e Basta che hanno trasfigurato la truppa dell’ottimo Inzaghi che non ha una panca profonda? Chi è in testa non ha ancora la faccia del carnefice e sul pianeta c’è molta altra vita.
A cominciare proprio dalla Lazio che, dopo aver battuto la Juve in Supercoppa stava regalandosi un altro scalpo eccellente. L’ Inter, rimpicciolita dal Bologna, è comunque lì a due punti, con i suoi limiti, ma anche i suoi margini di miglioramento sotto Spalletti. Il Milan sta prendendo forma e morale grazie ai risultati che sono il migliore ormone della crescita. Contro la Spal nessuno ha dipinto arcobaleni alla Mertens. Sono serviti due rigori per venirne fuori. Rodriguez e Kessie sono buoni simboli dei tempi nuovi: più gamba che piede. I fasti berlusconiani e il circo dei Ronaldinho sono lontani. Ma con la fame e l’entusiasmo di una squadra giovane, nelle mani sapienti di Montella, si può attrezzare un nuovo impero. Tutto molto precoce, certo, ma Milano in zona Champions fa sorridere la Madonnina. Cresce anche la Roma che ieri ha mostrato tutto ciò che è mancato a Spalletti il giorno prima: terzini da assist (Perez e Kolarov), mediani tosti (Gonalons, Strootman), un centravanti che mette i compagni in condizione di servirlo (Dzeko). Invece di frignare per Salah, fa bene Edin a coccolarsi Di Francesco che sta costruendogli un luna-park attorno. Il Toro rampante si è meritato i regali dell’ Udinese e cova un derby che la Signora deve temere. E la splendida Atalanta che, dopo aver sculacciato Rooney, invece di mostrarsi stanca, corre a tutta e ne fa 5? No, quelle due lassù non hanno fatto il vuoto".
(Fonte: La Gazzetta dello Sport 21/09/17)
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