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Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, ha detto la sua sul successo dell'Inter di ieri e sulla posizione di Stefano Pioli: "Ecco che cosa può essere l’Inter, ma soprattutto cosa avrebbe dovuto essere e probabilmente cosa sarà. L’esplosione contro l’Atalanta serve a tarare rimpianti e speranze. Rimpianti: una squadra che sa sviluppare il potenziale fisico-tecnico ammirato ieri, che segna 12 gol in due partite, non può distare 16 punti dalla vetta, non può viaggiare fuori dalla zona Champions. Non sbagliava chi pronosticava l’Inter come anti-Juve, ha sbagliato l’Inter a smarcarsi dai pronostici con una serie di imperdonabili masochismi. Speranze: monta la sensazione di un’Inter che va piano piano identificandosi con le sue potenzialità e matura un’identità di gioco sempre più solida. Immaginare questa squadra rifinita dall’ambizioso portafoglio di Suning significa pronosticare una protagonista della stagione prossima. Va fatta la tara dell’Atalanta, certo. Ieri si è presentata a San Siro una copia in carta velina. Se concede a un avversario di battere un corner per un compagno smarcato al limite che crossa indisturbato per Icardi, non è vera Atalanta. Se sbaglia ogni chiusura preventiva e spalanca praterie, se prende 3 gol in 10’ dopo un mese senza averne subiti e, soprattutto, se non pareggia mai il furore agonistico degli altri, non è vera Atalanta. Ci può stare. Non si possono magnificare dei ragazzi e poi pretendere che non lo siano. La testa, specie se vaporizzata da tanto incenso, può anche andare in gita qualche volta. A 20 anni è legittimo tremare davanti a un San Siro quasi pieno. I 7 gol presi valgono gli sberloni dei padri antichi: fanno più bene che male, aiutano a crescere. Nessun revisionismo, per carità. Bello che i tifosi bergamaschi abbiamo festeggiato la squadra come dopo un trionfo. L’Atalanta merita tutte le lodi ricevute. E Gasperini anche di più: quei 7 gol indirettamente lo esaltano. Se alla ventottesima giornata si è presentato con un punto in più di un’Inter potenzialmente così poderosa, significa che a Bergamo ha fatto miracoli. Gasp è il simbolo della sciagurata gestione tecnica del dopo Triplete: allenatori sopportati, mal protetti o inadeguati (De Boer). Ieri San Siro ha dedicato il primo, vero tributo a Stefano Pioli. Non banale. Ha votato. Pioli ha fatto crescere giocatori (D’Ambrosio), ne ha recuperati altri (Murillo, Kondogbia), ha inserito nel modo migliore Gagliardini. Ha trovato la forma tattica ideale (4-2-3-1) all’impressionante arsenale tecnico nerazzurro. A dispetto di un casting alberghiero che non è stato certo un’incoronazione nella cattedrale, ha guadagnato subito la stima e il rispetto del gruppo attraverso il lavoro e le conoscenze. L’Inter è cresciuta anche negli atteggiamenti e nelle voglie. La squadra indolente che regalava tanti primi tempi e aveva bisogno dello sberlone di un gol per svegliarsi, ieri ha distrutto la Dea in mezz’ora. Ferita dalle critiche post-Roma, ha risposto con 12 gol in due partite, ben stimolata da Pioli che ha in mano le redini del gruppo. Pioli, pur avendo alla spalle una gavetta preziosa, vanta una freschezza professionale che può maturare in armonia con una proprietà giovane, attraverso le stesse ambizioni e le stesse conquiste. A compensare la follia costituzionale dell’Inter va benissimo questo ex difensore dai modi equilibrati e dalle parole caute. E’ davvero necessario il santone dal grande nome e dal grande stipendio che ricominci tutto da capo? Serve l’archistar di primissimo livello per riposizionare il club a livello internazionale e accrescere il richiamo per le grandi stelle? Ci vuole davvero un Conte per scalare la gloria? O bastano Pioli di normalità? La sensazione, al momento, è che San Siro abbia votato con saggezza"
(Gazzetta dello Sport)
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