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Garlando: “Milan, rimonta non casuale. Giroud come Patroclo. Inter? I cambi di Inzaghi…”

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha commentato così il derby di Milano

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha commentato così il derby di Milano:

"La folle storia del derby si arricchisce di un nuovo capitolo appassionante. Nei secoli dei secoli sarà ricordato come quello dei “tre minuti di Giroud”. Partiamo da qui. Minuto 30 della ripresa, l’Inter sta vincendo 1-0 e nessuno immagina che il Milan possa risalire, perché finora la partita è stata un lungo dominio nerazzurro: atletico, tecnico, tattico. Senza i miracoli di Maignan e gli sprechi interisti, il risultato sarebbe più fedele alla verità del match: 2-3 gol di scarto. Invece al 30’ Olivier Giroud contrasta energicamente Sanchez e gli porta via la palla che rotola tra i piedi di Diaz. Sul tiro dello spagnolo, Giroud si sdraia e spinge in rete l’1-1. L’Inter barcolla come un pugile sorpreso da un inatteso colpo d’incontro. Minuto 33: Giroud riceve a centro area, marcato da De Vrij, si volta e fulmina un perfettibile Handanovic. In 3 minuti il Diavolo passa dall’inferno al paradiso. Giroud ha toccato appena 29 palloni e ha tirato due sole volte: ha firmato la doppietta della gloria. E’ tipo che sa farsi bastare il poco: 7 gol in 8 presenze di campionato. E’ Patroclo sceso in battaglia al posto del semidio Achille Ibra. In 3 minuti ha abbattuto le mura della capolista. E’ lui l’eroe. Il calcio ha respiro epico.

"Ma dietro alla follia del derby, c’è una logica. Nel bene e nel male. Nel bene: il Milan non ha vinto solo per Giroud e non ha rimontato per caso. Ha vinto perché Pioli lo ha educato alla sofferenza, al sacrificio e all’umiltà. Questo Milan giovane, senza stelle, sa di essere inferiore a tanti, accetta l’inferiorità e compensa con il cuore. Non è la prima volta che esce da sotto un treno. In 3 anni questo gruppo, compattato da una solida identità tattica, ha sviluppato un’empatia solidale che viene fuori nell’emergenza. E poi il Milan ha vinto perché Pioli ha attrezzato bene la risalita (Diaz per Kessie), perché Maignan ha fatto miracoli e Tonali ha lottato nella tempesta come un capitano vero. Così il Diavolo, che a un quarto d’ora dal termine era fuori dalla corsa scudetto, è risalito a un punto dall’Inter, che ha una partita in meno. Il Napoli oggi non potrà sorpassare. Pioli è ancora vivo e potrà giocarsi il sogno senza le fatiche di coppa. Con l’aggiunta di qualche titolare in più.

"Nel male: l’Inter al 30’ del secondo tempo era convinta di aver già vinto il derby. Una convinzione dettata dall’andamento del match, ma anche dal messaggio arrivato dalla panchina. In 3 minuti (è giorno da 3 minuti...), dal 25’ al 28’, Inzaghi toglie Perisic, Calhanoglu e Lautaro: i due migliori e uno degli attaccanti. Ok, a posteriori è facile parlare. Perisic, autore del gol, aveva chiesto il cambio; Calha era ammonito e sfinito; Lautaro non brillava. Però quella smobilitazione di massa di pezzi grossi ha dato il senso dei remi in barca, a regata vinta. L’adrenalina del derby poteva aiutare qualcuno a sopportare la sofferenza in campo e a evitare la rimozione di troppi pilastri (anche Brozo). E’ venuta giù la casa. Il sospetto della presunzione c’è. Il Milan ha vinto perché sa di essere inferiore, l’Inter ha perso perché era troppo convinta di essere superiore. E poi gli sprechi. Una squadra che domina così tanto, non può segnare un solo gol. Troppo teneri Lautaro e Dzeko. A un quarto d’ora dal termine, l’Inter guardava a Napoli come all’ultimo vero scoglio prima di una serena gestione del vantaggio scudetto. Invece ora la trasferta di sabato al Maradona è tutto un altro viaggio. Prima, martedì, ci sarà la Roma in Coppa Italia, poi il Liverpool in Champions. Inzaghi dovrà essere bravo a risollevare subito la squadra che in campionato non perdeva dal 16 ottobre (Lazio-Inter 3-1). Il cuore decisivo della stagione è arrivato.

Primo tempo in totale controllo dell’Inter, dicevamo. Il piano di Pioli di asfissiare i due polmoni di gioco nerazzurri (Brozovic, Calhanoglu) non riesce, perché Kessie, appesantito, non ha lo spirito per incollarsi a un giocatore solo (il croato). Gli viene più istintivo aggredirli tutti. E, da trequartista, spalle alla porta, è a suo agio come un ateo in chiesa. Bennacer lascia ancora più spazio a Calha, motivatissimo ex, per cui i due polmoni respirano gioco senza un colpo di tosse. Ma la vera chiave del dominio è un’altra: annusando l’aggressione centrale, l’Inter carica sulle fasce e sfonda quasi subito. Dumfries e Perisic fanno prigionieri Calabria ed Hernandez. Il croato segna il gol del meritatissimo vantaggio (29’). Ci si aspettava la catena magica rossonera, a sinistra. E invece si vede quella nerazzurra. Leao entra in partita solo al 39’ e, guarda caso, arriva il primo tiro in porta del Milan, un bolide da fuori di Tonali: il migliore dei suoi. Maignan e Tonali: il Milan, sempre sotto ritmo, è tutto qui. All’intervallo Pioli prova a dare la scossa con Messias, poi toglie Kessie. Visto che non riesce a frenare Brozo, tanto vale inserire un trequartista vero: Diaz. E’ l’uomo della svolta. Arrivano i 3 minuti di Patroclo Giroud che disegna una nuova corsa scudetto".