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Tra le pagine dell'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, giornalista, ha parlato così dei risultati delle italiane in Champions League: "Più che un turno di Champions League è sembrato un tutorial, cioè: cosa non fare (Juve, Inter) e cosa fare (Napoli) per essere felici in Europa. Il primo gol segnato a San Siro dal Bayern Monaco ha gettato un ponte con il primo segnato dal Paris Saint Germain al Parco dei Principi. Arcobaleno lungo di Kimmich, arcobaleno corto di Neymar; controllo da museo di Sané e palla in rete, tuonata al volo di Mbappé e palla in rete. In entrambi i casi difese piazzate, con la reattività di un presepe. L’anello di congiunzione più evidente tra le due partite è stato l’atteggiamento iniziale: la plateale accettazione della superiorità dell’avversario e il progetto di una partita di quasi esclusivo contenimento.
Uno stesso 3-5-2 concepito più per fare densità bassa e coprire gli spazi dietro che per fare pressione a centrocampo. In sintesi: mancanza di coraggio, carenza di sogno e di orgoglio. O, per usare un termine caro ad Allegri, eccesso di realismo. La Juve si è ritrovata sotto di due gol dopo 22 minuti, l’Inter ha chiuso il primo tempo con un solo gol al passivo, ma ha subito ben 9 tiri in porta contro uno solo restituito. Lo stesso senso di avvilimento provato a Parigi davanti al dominio assoluto del Psg nella prima parte della partita, si è rinnovato a San Siro davanti alla superiorità atletica, tattica e tecnica del Bayern Monaco. L’Inter con i suoi tre difensori sempre piantati dietro e gli altri attorno a tappare i buchi; i terzini tedeschi sempre alti e un’enorme e costante nuvola bianca attorno all’area di rigore di Onana. Bayern che mulinava il pugno nell’aria, come faceva il grande Clay, quando annunciava il ko.
Quello bavarese è arrivato nella ripresa con un delizioso duetto Sané-Coman, che ha ricordato quello Mbappé-Hakimi sul raddoppio parigino. Sané ha fatto rima con Mbappé. Ultima analogia. Anche l’Inter, quando a inizio ripresa ha provato a mettere la testa fuori dal guscio, come la Juve, qualcosa ha combinato. Psg e Bayern sono molto più forti, non ci piove, ma Juve e Inter li hanno resi ancora più forti con le loro paure, entrando già sconfitte nella testa. Il calcio da Champions non è un vestito che puoi metterti una volta ogni tanto, ma è una mentalità da coltivare in ogni minuto di campionato. Sono state prese a pallate la Juve che nel secondo tempo di Firenze non ha fatto un tiro in porta e l’Inter che, dopo essere passata in vantaggio nel derby, si è subito tirata indietro.
Due squadre che nella loro costruzione hanno sottovalutato l’aspetto tecnico, a vantaggio di quello fisico, soprattutto a centrocampo. Anguissa, il giocatore più fisico del Napoli, ieri fatto un gol, con triangolo tipo Mbappé e Sané, ha servito un assist volante, tipo Neymar e Kimmich e ci ha aggiunto un paio di ruleta. Zielinski ha scodellato uno dei due gol con un tocco fine. Kvara ha imperversato come al solito in dribbling, fondamentale di cui l’Inter scarseggia parecchio. Il Napoli è primo in campionato per gol, tiri in porta, assist e secondo solo alla Fiorentina per possesso.
Significa che in Serie A indossa lo stesso vestito che lo fa bello in Champions: spirito coraggioso, tanta corsa, intensità d’azione e tecnica individuale.In questo senso rappresenta la parte positiva del tutorial: quale calcio indossare per sfilare in Champions. Ha incontrato il peggior Liverpool della storia recente, irriconoscibile per giocate e motivazioni, certo, ma i meriti di Spalletti vanno oltre i demeriti di Klopp. Il Napoli ha indicato la strada a Juve e Inter che, alla prossima, non affronteranno i migliori, ma con Benfica e Viktoria Plzen, saranno già condannate a vincere. Attaccare non sarà più un’opzione, ma un dovere", ha concluso.
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