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Dopo il pareggio di Dragusin, l’Inter non è riuscita a imporsi un rabbioso cambio di marcia. E poi i singoli. È divampata la nostalgia per Lautaro. Arnautovic ha segnato, ma all’Inter è mancato un solido riferimento offensivo, capace di difendere palla e aggredire la porta con cattiveria; e poi, senza il Toro, Thuram, stanco, rende la metà. È stanco anche Calhanoglu, lontano dal leader tecnico dei primi mesi. Senza Dimarco cala anche la qualità tecnica nella rifinitura. Restiamo convinti che serva una controfigura di Lautaro più solida di quelle che ha in casa Inzaghi. Il tecnico ha a disposizione alternative che i colleghi invidiano, ma andrebbero sfruttate meglio. Contro il Lecce, primo cambio al 75’, ieri al 78’. Difficile per un Frattesi poter dare il meglio in 10’, discutibile che siano solo le ammonizioni a dettare i cambi. L’Inter non ha potuto festeggiare ieri la certezza del titolo d’inverno. Se lo merita, ha dimostrato di essere più forte di tutti. Ha il miglior attacco, la miglior difesa, il portiere con più clean sheet (Sommer, 12) e l’attaccante con più gol (Lautaro, 15). Ma, con tutti questi super numeri, ritrovarsi addosso, a soli 2 punti, l’umanissima Juve di Allegri che ha segnato 16 gol in meno, potrebbe risultare un filo frustrante e, al contrario, caricare i bianconeri che vivono di motivazioni feroci.
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