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Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha analizzato così la vittoria dell'Inter sulla Roma:
"La vittoria che completa il Triplete rifilato all’amico Mourinho (due in campionato, una in Coppa Italia), spinge l’Inter verso lo scudetto. Se anche il Milan stasera battesse la Lazio e si riportasse avanti (74-72), i nerazzurri avrebbero poi l’occasione di riprendere la vetta mercoledì (75-74), vincendo il recupero di Bologna. Battere la squadra di Mihajlovic, che di recente ha fermato il Diavolo, non è una formalità e poi mancheranno altre quattro partite. Vero. Ma è anche vero che le ultime avversarie dell’Inter stanno tutte nella metà bassa della classifica, mentre quelle del Milan tutte nella metà alta. E, soprattutto, a gonfiare le ambizioni dell’Inter è il modo con cui ha vinto. Una prestazione travolgente, contro una Roma imbattuta da 12 giornate, quasi un messaggio intimidatorio a Pioli. Il migliore è stato Calhanoglu, cioè il giocatore che più manca al tecnico rossonero che riceve briciole dai suoi rifinitori. Il turco è entrato nei tre gol e ne ha rifiniti due, raggiungendo la doppia cifra negli assist: 10. Una sorgente magica. Ha segnato ancora Lautaro, arrivato a 16 reti, cioè quante ne hanno fatte Ibrahimovic e Giroud messi insieme. Nelle ultime tre giornate Inzaghi ha segnato 8 gol, quanti ne ha raccolti Pioli nelle ultime otto. Se il Milan ha perso forza a centrocampo, ieri l’Inter ha avuto in Barella, Brozovic e Calhanoglu tre dominatori che hanno stritolato la mediana di Mou. Insomma, dopo il derby di Coppa Italia, i campioni in carica hanno recapitato ai rivali un altro potente segnale di forza".
"Prima mezz’ora assolutamente tattica, bloccata dalla prudenza. La scelta di El Shaarawy sembrava una promessa offensiva, invece la Roma si limita a palleggiare e a contenere, sperando magari in una soluzione aerea da fermo, specialità della casa. Infatti al 29’ Mancini batte in cielo De Vrij e mette fuori di poco. È l’occasione migliore dei giallorossi nel primo atto. Al 18’ Calhanoglu ha spaventato Rui Patricio con un tiro dalla distanza. I dieci metri di vuoto che il turco cammina indisturbato prima di calciare lasciano intendere quanto manchi Cristante. Ma l’Inter sembra sotto ritmo per poterne approfittare. Soprattutto Calha e Brozo, i primi architetti. Sembra, perché i due si strappano di colpo la camicia, alla Hulk, e portano avanti l’Inter di due gol. Due meraviglie. La prima, collettiva. L’azione si srotola da un’area all’altra: palla avanti, palla indietro, Dzeko appoggia a Calhanoglu che innesca la corsa potente di Dumfries. Tocco non banale sull’uscita di Rui Patricio (30’). Dieci minuti più tardi, è proprio il turco a sradicare la palla dai piedi di Pellegrini e a servire Perisic che allarga per Brozo. Il dribbling a rientrare del croato e la palla tuonata all’incrocio mettono a rischio la stabilità del vecchio Meazza. La Roma va a prendere il tè con la testa che le gira. A disagio Mkhitaryan in mediana, in deficit atletico Oliveira davanti alla furia di Barella, troppo solo Pellegrini, travolto dall’uragano Dumfries il tenero Zalewski, irraggiungibile Abraham".
"L’Inter chiude il conto al 7’ della ripresa. Corner di Calha, Lautaro incorna troppo solo. È l’11° gol nerazzurro dalla bandierina, imposto alla Roma che ne ha segnati altrettanti: le due sole squadre in doppia cifra. Faida tra specialisti. In doppia cifra ci arriva anche il turco con il secondo cioccolatino della giornata: 10 assist. Con il triplo vantaggio, Inzaghi può cominciare a richiamare in panca qualche colonna portante pensando al recupero infrasettimanale col Bologna. La Roma manda il primo pallone tra i pali al 12’ (Pellegrini) e va in gol al 40’ quando l’Inter ha abbassato la gestione nella sua area. Segna Mkhitaryan che nella ripresa, riportato sulla trequarti, con Veretout in mediana, ha fatto buone cose. La conferma che la scelta iniziale di Mourinho è stata infelice. Anche Josè richiama Pellegrini e Abraham pensando al Leicester, giovedì. Alla mezz’ora San Siro gli dedica un coro poderoso, che sa d’affetto e gratitudine. Mou è costretto a tirare fuori la mano dalla tasca e ringraziare due volte. Chi ha lasciato un passato speciale, non perde mai. Simone Sozza ha arbitrato benissimo, anche se milanese".
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