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Direttamente sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Luigi Garlando ha parlato così della Coppa Italia che, quest'anno, presenta due semifinali (Napoli-Inter e Milan-Juventus) di livello:
"C’era un tempo lontano in cui Adriano Galliani poteva permettersi di teorizzare pubblicamente: «La Coppa Italia non importa a nessuno». Erano i tempi in cui il Milan sentiva la Champions League come il suo giardino naturale e le italiane raccoglievano soddisfazioni in Europa. Tempi lontani. La Coppa Italia, che nei giorni di vacche grasse non metteva appetito, adesso è diventata caviale".
INTER - "Ieri è toccato all’Inter tuffarsi in coppa per rimettersi a posto il morale e fare i suoi esperimenti di laboratorio. Dopo 5 pareggi nelle ultime 7, ha trovato la vittoria sulla Fiorentina che la porta in semifinale, in faccia al Napoli, e ha cominciato a collaudare il nuovo motore con cui si lancerà alla rincorsa della Juve. Conte ha concluso la partita con le fasce nuove (Moses, Young) e, soprattutto, con la classe internazionale di Eriksen aggiunta alla mediana. Per un’ora abbondante Sanchez gli ha scaldato il posto, muovendosi da trequartista, alle spalle della Lu-La, in un 4-3-1-2 che qualcuno ha sbolognato troppo in fretta e che invece resterà un assetto alternativo al collaudato 3-5-2. Infatti Eriksen si è posizionato subito nella stessa posizione del cileno, per poi arretrare nella casella intermedia di sinistra della linea a 5. A prescindere dai numeri, quella sarà la tratta di viaggio del danese: dalla linea mediana, per impostare e lanciare, alle zolle di trequartista per ispirare e concludere. Il filtrante con cui ha mandato in gol Lautaro (fuorigioco) ha reso immediatamente l’idea. Per il resto, il danese si è guardato soprattutto attorno, come fa chi entra in una casa nuova. Messo piede in campo al 66’, Eriksen, un minuto dopo, si è ritrovato accanto a Barella che ha segnato il gol decisivo, con uno splendido controbalzo al volo. Divertente il sorriso che è scappato al danese, tipo: «Qui calciate tutti così?»".
INTER DI CONTE - "Anche la prodezza di Barella, il migliore, è indicativa dell’Inter che verrà. Ora il centrocampo, spesso affannato nella prima parte della stagione, ha un’identità forte: Brozovic darà ordine e riferimenti; Eriksen è il ponte di qualità per le punte che mancava; Barella, il cacciatore e l’incursore scelto; Moses e Young, che ha debuttato con un assist, le nuove catapulte esterne, più calibrate. Alternative come Sensi, Borja, Vecino, Candreva, Biraghi, D’Ambrosio... impediranno i crolli nelle ripresa e le troppe rimonte sofferte finora. Questa è l’Inter che inseguirà lo scudetto. Non sarà il Real Madrid, ma Conte non è messo per niente male".
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