"L’Inter si è riportata così in vetta, con 2 punti sui bianconeri, e ha sgranocchiato punti a molte concorrenti", commenta Garlando
Luigi Garlando, giornalista de La Gazzetta dello Sport, proprio sulla Rosea ha analizzato così la vittoria dell'Inter contro il Frosinone, partendo dal gol di Dimarco:
"Anche Cristoforo Colombo voleva andare nelle Indie e si è ritrovato in America. L’importante è che l’abbia scoperta. Cross sbagliato o genialata da 56,08 metri quella di Federico Dimarco? Lui dice che ha visto il portiere fuori dai pali e gli crediamo sulla fiducia, ammaliati dalla cometa caduta alle spalle di Turati, dopo aver attraversato metà campo, al 43’ del primo tempo. Se lo merita il ragazzo di Calvairate, figlio della città, il migliore, che ha firmato una prestazione mostruosa, per intensità, corsa e assistenze ai compagni. L’importante, per l’Inter, è che quel gol abbagliante abbia sbloccato una partita non facile che poi, a inizio ripresa, Calhanoglu ha chiuso su rigore. Partita non facile, perché il Frosinone non ha mai rinunciato a giocare e si è battuto con personalità, illuminata dall’ottimo Soulè, ex juventino, che ha anticipato in qualche modo il faccia a faccia da scudetto del 26 novembre. Una sconfitta che aggiunge autostima e non la toglie alla formazione del bravo Di Francesco. L’Inter si è riportata così in vetta, con 2 punti sui bianconeri, e ha sgranocchiato punti a molte concorrenti. Delle prime 12 della classifica, infatti, hanno vinto solo Inter, Juve e Fiorentina. È stato il turno dell’orgoglio del calcio artigianale contro la grande produzione".
"Alla ripresa, dopo la pausa nazionali, Inzaghi è atteso dalla battaglia stellare nello Stadium bianconero, da due successive trasferte toste (Napoli, Lazio), separate dalla visita dell’Udinese rifiorita che ha già vinto a Milano con i cugini rossoneri. Cime dolomitiche, ma Simone è sereno, perché ha portato l’Inter nelle condizioni migliori al momento giusto: miglior difesa e miglior attacco. Un gol subito in meno (6) del celebrato bunker juventino, 10 gol fatti in più (29-19). Sommer ha 8 clean sheet. Nei 5 campionati top, solo il Nizza (9) ha fatto meglio. Nei campionati da 3 punti, solo una volta (2019-20) l’Inter ha raggiunto i 31 punti nelle prime 12 giornate: 7 in più della stagione scorsa. Inzaghi ha il bomber del torneo, Lautaro (12), che ieri ha cercato con accanimento vano il 13°. Vlahovic e Chiesa hanno segnato un terzo (4), meno di Calhanoglu (5). Questi numeri, ma soprattutto la qualità di gioco che anche ieri l’Inter ha prodotto con naturalezza, scavano un fossato tra le due squadre superiore ai 2 punti della classifica. Ma i punti bisogna farli e la Juve sa farli a modo suo, legittimamente. In una partita secca, tutto può succedere. L’impazienza per Juve-Inter del 26 novembre è già cominciata".
"S’intuisce subito che per l’Inter non sarà facile. Non deve abbattere un muro, deve superare una squadra venuta a San Siro per giocarsela. Le due linee della mediana frusinate (3-4-2-1) fanno un buon filtro alla difesa, ma sono anche una fabbrica di palleggio e un trampolino di partenze. Non è un caso che il primo tiro in porta lo faccia l’ambizioso Frosinone (17’) con il vispo Soulé e non è un caso che il primo dell’Inter, un minuto dopo, arrivi in contropiede: Dimarco, Barella, Lautaro e paratona di Turati. L’Inter fa la partita, ma il Frosinone riparte appena può. Il gioco di Inzaghi scorre fluido e non finisce in gol per difetti minimi di rifinitura. L’incursore Barella, per due volte, arriva a pochi centimetri da assist serviti da Dimarco e Mkhitaryan. Si sa, la differenza tra un gol e un’occasione si misura in centimetri. La partita scivola combattuta e piacevole fino al 43’, quando Dimarco salpa per l’ennesima volta dalle sue zolle mancine e disegna un arcobaleno di quasi 60 metri che spiove in rete. Ha trovato l’America. Inter in vantaggio con merito all’ora del tè".