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"A centrocampo, la coincidenza più visibile è il lancio visionario di Suarez e Calhanoglu. Barella più protagonista di Bedin. In quel ’65-66, Mazzola, come Facchetti, ragazzi del ’42, vendemmiò il miglior bottino in carriera: 19 reti. Fu il Lautaro della prima stella, con caratteristiche tecniche diverse. Ai gol, il Baffo aggiungeva una progressione fulminante palla al piede. Ma, soprattutto, a 21 anni, firmò una doppietta in una finale di Coppa Campioni contro il Real di Puskas. Il Toro deve ancora imparare a segnare gol così pesanti. Terzo uomo del Mago in doppia cifra fu Domenghini, che aveva una qualità offensiva in fascia superiore a quella di Dumfries e Darmian. Ancor più imparagonabile, sull’altra banda, Mariolino Corso, il Piede sinistro di Dio. L’ottimo Thuram, con la sua potenza e la sua buona volontà, è molto più umano. L’Inter della prima stella si era appena messa alle spalle 2 Coppe Campioni e 2 Intercontinentali. Per questo la chiamavano Grande. Lo è anche questa Inter, vicecampione d’Europa, che ha dominato il campionato. Ma per ora la g va scritta minuscola".
(Gazzetta dello Sport)
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