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Garlando: “Inzaghi e Mazzarri distanti anni luce. Simone dovrà essere bravo a…”

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"Domani Spalletti, per riconoscere il suo calcio, dovrà seguire l’Inter", commenta Luigi Garlando sulla Gazzetta
Matteo Pifferi Redattore 

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, giornalista, ha analizzato così la finale di Supercoppa tra Inter e Napoli:

"Domani, Luciano Spalletti, seduto in tribuna all’Al-Awwal Park Stadium, non riconoscerà il suo Napoli: «Cosa ne avete fatto?». Come il tipo che presta il motorino all’amico e gli torna indietro sgarruppato... Il 3 dicembre scorso, quando l’Inter si presentò al Maradona, il Napoli, tutto sommato, ricordava ancora quello dello scudetto, nella forma (4-3-3), ma anche nello spirito. Perse nettamente 3-0, ma finì con un possesso palla superiore (57,2%) e gli stessi tiri in porta (4). Col tempo, però, Mazzarri si è convinto che quel gioco ambizioso non fosse più sostenibile e dovesse essere adeguato alla nuova contingenza grama. Inutili le posate d’oro, se il frigo è vuoto. Miseria e nobiltà. E così Walter ha stravolto la squadra e, nella semifinale di Riad, ha proposto una versione agli antipodi dell’educazione spallettiana. Ma è meglio il pane nero che la pancia vuota. Attraverso il sacrificio e una nuova umiltà ha ridato un’anima di squadra a un gruppo imploso per presunzione e cattiva gestione. Domani, in finale di Supercoppa, ci sarà la collisione tra due pianeti distanti anni luce, come evidenziano le statistiche delle semifinali".


Garlando: “Inzaghi e Mazzarri distanti anni luce. Simone dovrà essere bravo a…”- immagine 2

"Possesso palla del Napoli: 39,6%. Inter, quasi il doppio: 61,3%. Passaggi del Napoli: 341. Inter, quasi il doppio: 628. Tiri in porta del Napoli: 4. Inter, più del doppio; 11. Giocate in area del Napoli: 6. Inter, 6 volte tante: 37. Linea media di recupero palla del Napoli: 26,9 m. Inter, più avanti di quasi il doppio: 48,3. Lanci del Napoli 53. L’Inter, quasi la metà: 37. Baricentro medio del Napoli: 40,2 m. L’Inter, una ventina di metri più avanti: 52,4. Lunghezza media del Napoli: 28,7. L’Inter, quasi il doppio: 55,7. Riassumendo: Mazzarri ha arretrato un Napoli da combattimento, corto e compatto, che lancia tanto per far ripartire i suoi velocisti (Politano, Kvara, Zerbin...), rinuncia a riempire l’area avversaria, fatica a trovare la porta e spera nella cavalcata gloriosa. Dall’altra parte, c’è un’Inter aggressiva che va a cercare la palla molto in alto, attacca in massa con tutti i suoi uomini e crea occasioni a ritmo industriale. Sia chiaro: questa è una certificazione di diversità, non una sentenza. Se c’è una cosa che non sopporta il dio del calcio, è passare per prevedibile. C’è una ricca letteratura sulle certezze dei favoriti fatte a pezzi. Sarà il lavoro più duro della vigilia di Inzaghi, dopo l’abbagliante vittoria sulla Lazio: convincere i suoi di non avere già la coppa in tasca. In fondo, anche il Napoli ha vinto 3-0 e Mazzarri ha le sue carte da giocare. Per esempio, sfruttare la lunghezza dell’Inter che può offrire spazi in ripartenza a Kvara e alle altre frecce. Il Napoli ha dimostrato di saperlo fare anche con i difensori (assist di Juan Jesus). Ma è indubbio che domani si scontreranno mondi e valori diversi. Il Napoli non potrà prescindere da concentrazione, sofferenza, ferocia agonistica. L’Inter impugnerà ancora la tecnica, la bellezza e le sincronie collettive per schiudere l’ostrica".

Mazzarri Napoli

"Venerdì si sono visti spettacolari scambi di palla in corsa tra i nerazzurri, sincronizzati come trapezisti che si passano il trapezio in volo. L’azione, bellissima, che al 36’ del primo tempo ha portato alla traversa di Barella, tessuta di passaggio in passaggio, partendo da Sommer è stato un manifesto poetico: al gol ci si arriva via terra, di verso in verso, in gruppo, senza scorciatoie in cielo. Il Napoli ha segnato due gol su tre, correndo a campo aperto con un eroe solitario. E’ l’eterna sfida tra giocata e gioco, tra la mistica di volontà e potenza, salita dagli anni ’60 fino a Mourinho, Conte, Simeone, e l’aspirazione estetica di squadre teatrali tipo l’Ajax di Cruijff, il Milan di Sacchi e il Barça di Guardiola. Un dualismo che sta segnando anche il campionato e la corsa scudetto. Da una parte, oltre ad Allegri che non ama il circo e vuole solo vincere, c’è Gatti che spiega a SportWeek: «La mia benzina è la rabbia. In campo non ho amici». Dall’altra Barella che, dopo la Lazio, rivela: «Ci siamo divertiti». Il ringhio e il sorriso. Lo scorso anno si divertita anche il Napoli. Ora ringhia. Domani Spalletti, per riconoscere il suo calcio, dovrà seguire l’Inter".

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