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Garlando: “Italia triste, forse avrebbe fatto comodo Locatelli. Spalletti…”

Matteo Pifferi Redattore 
"Dopo l’imbarcata con la Spagna, quando ha dovuto riequilibrare la squadra, forse si è reso conto che uno scoglio come Locatelli, più simile a Rodri che a Jorginho, gli avrebbe fatto comodo", scrive Garlando

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando ha commentato così l'amaro epilogo dell'Europeo dell'Italia:

"Chi ha seguito fin dalla prima ora l’avventura azzurra di Luciano Spalletti sa quanta passione abbia messo nella causa. Forse è stato anche per troppo amore che ha sbagliato tanto. Ha lasciato a casa Locatelli che, ironia della sorte, aveva segnato una doppietta alla Svizzera nell’Europeo scorso. Interpretazione del ruolo «troppo conservativa», aveva spiegato. Ma, dopo l’imbarcata con la Spagna, quando ha dovuto riequilibrare la squadra, forse si è reso conto che uno scoglio come Locatelli, più simile a Rodri che a Jorginho, gli avrebbe fatto comodo. E, davanti ai dribbling di Yamal e Williams, forse ha sospettato che un Politano e un Orsolini, capaci di saltare l’uomo, come quasi nessuno dei 26, avrebbero aiutato un’Italia incapace di avvicinare la porta. Ha scelto Fagioli, 7 mesi fermo, senza riuscire a valorizzarlo. Discutibile la fiducia dogmatica in Di Lorenzo, disastroso anche ieri. «È mio figlio», ha spiegato. La peggior risposta che possa dare un tecnico, che deve farsi guidare da gelidi criteri professionali. A meno che il padre allenatore si chiami Cesare e il figlio Paolo.

Forse la colpa più grave. «Io so insegnare solo un tipo di calcio, offensivo». E ieri ha ribadito: «Andrò a cercare i giocatori più adatti alle mie idee». Il buon sarto taglia il vestito sulle caratteristiche del cliente, non glielo impone. Il buon ct considera i giocatori migliori che ha a disposizione e sceglie il tipo di calcio in base alle loro caratteristiche. Deve adattarsi lui. Non il giocatore. Togliere i riferimenti e le conoscenze di club, guasta la naturalezza del gioco: è successo a Dimarco e ad altri. Spalletti ha scelto un calcio troppo ambizioso, cerebrale, per il poco tempo a disposizione a Coverciano. E quando in Germania ha cominciato a ballare tra difesa a 3 e a 4 e a fare uno zapping tattico isterico, la squadra è andata definitivamente in confusione. Vero che altri (Mancini) hanno avuto a disposizione anni di istruzione, ma proprio per questo avrebbe dovuto semplificare e dare ai giocatori più certezze possibili, a costo di rinunciare ai propri dogmi. Ieri Spalletti ha scaricato gran parte dei problemi sulla condizione atletica e sulle fatiche del campionato. Peccato che ieri ci abbia sentenziato Freuler che, come altri bolognesi della Svizzera, frequenta la Serie A dei nostri e ieri correva come un treno. Xhaka ha disputato la finale di Europa League con l’Atalanta, quindi è arrivato in fondo a tutte le manifestazioni. Eppure vola. La verità è qualcosa è andato storto nella preparazione a Coverciano. L’infortunio di Barella probabilmente c’entra. Ieri eravamo vuoti e fermi.

L’Italia di Mancini zampillava allegria, grazie a tipi di spirito come Florenzi, e carisma, grazie a tipi come Bonucci e Chiellini. L’Italia di Spalletti è apparsa subito triste, poco empatica. Ieri, dopo il disastro, in pochi ci hanno messo la faccia. Piuttosto che requisire playstation e imporre regole rigide, forse il ct avrebbe dovuto coltivare di più la leggerezza e dotare il branco di qualche leader in più. Per dire, Enzo Bearzot scelse di persona la famosa giacca a strisce bianche e azzurre di Spagna ’82: «Così, anche se ci massacrano di critiche, i miei ragazzi sembreranno allegri come in vacanza al mare…». In Germania vestivamo il nero Armani".