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Luigi Garlando, collega della Gazzetta dello Sport, in un approfondimento sulla rosea di oggi ha parlato dell'approdo di Roberto Mancini sulla panchina dell'Italia: "Serve un tecnico che abbia confidenza con la vittoria e rimetta in moto una Nazionale che non vince una partita dall’ottobre scorso, contro la non galattica Albania. Una Nazionale depressa da due Mondiali sciagurati e dalla fallita qualificazione al prossimo. Mancini sa come si colmano i grandi vuoti. Ha vinto uno scudetto che la Samp attendeva da 45 anni, una Premier che il City non festeggiava da 44 e ha rieducato l’Inter alla festa tricolore dopo 17. Il Mancio sa come si riparte. Chi ha vinto in Italia e fuori guadagna una credibilità particolare agli occhi dei giocatori. Chi calcia e stoppa ancora con grazia in allenamento e un tempo segnava di tacco, pure. Perché i calciatori sono animali particolari e fiutano a lungo il capobranco prima di riconoscerlo come guida. Aggiungiamoci l’esperienza internazionale, raccolta a latitudini diverse, da Istanbul a San Pietroburgo, e otteniamo tutto ciò che mancava al pur bravo Ventura: carisma di vertice. Tatticamente, Mancini ha più principi che dogmi, sa cucire lo schema sugli uomini a disposizione e questo aiuta un allenatore che non può contare sul lavoro quotidiano. Da Balotelli, tipo non semplice, estrasse il meglio, può farlo con i tanti giovani che dovranno animare il Risorgimento. Morale: il c.t. è quello giusto. Ma non basterà, se lasciato solo. Finora le varie candidature sono servite anche come strumenti di lotta e di potere. Ora che il dado è tratto, sarà meglio considerare che la Nazionale italiana sta guadando una della peggiori crisi della storia".
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