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Garlando: “Kondo, accoglienza alla Ronaldo. Mancio col telefono può tutto: ora Salah. E’ grande Inter”

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, ha commentato la grande accoglienza dei tifosi nerazzurri a Kondogbia e il mercato dell’Inter: “Ronaldo Luiz Nazàrio de Lima sbarcò a Milano la mattina del 25 luglio ‘97....

Riccardo Fusato

Il noto editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando, ha commentato la grande accoglienza dei tifosi nerazzurri a Kondogbia e il mercato dell’Inter: “Ronaldo Luiz Nazàrio de Lima sbarcò a Milano la mattina del 25 luglio ‘97. Aveva un orecchino al lobo sinistro, vestiva una camicia a scacchi bianchi e grigi. Susana Werner, la sua compagna, notò la mega-scritta «Armani» sull’hangar di Linate. Il Fenomeno commentò: «Siamo nella città della moda». La sua prima frase italiana. Il comitato d’accoglienza era composta da Luisito Suarez e Sandro Mazzola, un messaggio subliminale spedito dal presidente Moratti: «Con questi due mio padre conquistò il mondo. Datti da fare per una Grande Inter...».

Ronie e Susana vennero accompagnati in un hotel di piazza della Repubblica, dove occuparono la suite che pochi giorni prima aveva ospitato Lady Diana. Nel pomeriggio il Fenomeno si affacciò dalla sede di via Durini con una sciarpa nerazzurra e scatenò l’entusiasmo del migliaio di tifosi che avevano paralizzato il traffico. Annunciò: «Voglio restare qui a lungo, sognavo l’Inter già quando era al PSV Eindhoven». Poi cominciò a saltellare perché quelli in strada cantavano: «Chi non salta rossonero è!»

Diciotto anni dopo, ieri, Geoffrey Kondogbia ha sovrapposto il proprio sbarco a quello di Ronaldo: anche lui in piazza della Repubblica, stesse parole («L’Inter è un sogno, resterò a lungo»), stessi saltelli, stesso entusiasmo in strada, una maglietta nerazzurra al posto della sciarpa.

Blasfemo l’accostamento? Ok, «Kondo» non ha ancora il fascino planetario del Fenomeno, due ruoli due mondi diversi, ma il francese è profilo giovane di primissimo piano, appetito da tutti i top-club del mondo. Il ponte con Ronaldo regge eccome. Ieri Mandzukic ha ricevuto i primi applausi juventini, Dybala ha voluto restare in serie A, Ibra e Cavani meditano di tornarci. Questa è la più elettrizzante notizia dell’estate: tornano le stelle nel nostro cielo. Non è tutto come prima. Al

posto del portafoglio di famiglia di Moratti c’è l’acrobatica ingegneria finanziaria di Thohir e Mr Bee che un filo di inquietudine lascia. Ma intanto i campioni tornano e i grandi mister pure. C’eravamo inventati i baby allenatori per tappare la voragine aperta dai Capello, dagli Spalletti, dai Mancini, emigrati nel giardino dei ricchi.

Se Kondogbia ha scelto l’Inter, come Shaqiri, Podolski e Miranda, è perchè Mancini ha alzato il telefono e gli ha trasmesso di persona affidabili garanzie tecniche. Il suo passato vincente e il suo carisma valgono come fideiussioni. Il Mancio piega le resistenze come Uri Geller i cucchiaini. Ora è al lavoro su Salah. L’idea di gioco è stata coltivata nel torneo scorso. Sta nascendo una grande Inter. Lo sente «Kondo» che ieri ballava allegro sulla balaustra, lo sentono i tifosi che cantavano: «Che ce frega di Pogba, noi c’abbiamo Kondogbia!» . La sfida alla Juve è lanciata. In quel ‘97-98 Ronaldo fu il più irriducibile avversario della Signora.