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Garlando: “Lukaku è l’estetista di Conte: Pioli guarderà Inter-Cagliari e…”

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Luigi Garlando, poi, aggiunge: "Big Rom non è solo l’apice realizzativo dell’Inter (21 gol), è impastato in tutta la squadra"

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Luigi Garlando ha commentato così l'espulsione di Ibrahimovic con il Parma:

"Paolo Maldini non smetteva di dondolare la testa in tribuna. Per un ex campione diventato leggenda, non solo per le sue qualità tecniche, ma soprattutto per lo spirito di squadra, per l’orgoglio di appartenenza, per il senso di responsabilità, per la mistica da capitano che lo portava a trascendere l’interesse personale per quello comune, risultava assolutamente incomprensibile l’espulsione di Zlatan Ibrahimovic al 60’ per parole in libertà all’arbitro. Il Milan aveva serenamente la partita in pugno (2-0). Sei minuti dopo, il Parma faceva 2-1 e condannava il Diavolo a mezz’ora di paura. Come si può commettere una leggerezza del genere, quando è in gioco il senso dell’intera stagione e anche il futuro? Perché tra stare in Champions o meno cambia il mondo. A fine gara, si è diffuso il sospetto di un equivoco. L’arbitro Maresca avrebbe cioè interpretato male le frasi di Ibra, deducendo un insulto che non era tale. Vedremo alla luce del referto. Resta il fatto che, dopo il brutto pareggio con la Samp, con la concorrenza da Champions che si era riportata sotto, famelica, il Milan aveva bisogno di una ripartenza forte, sicura, per lanciare uno sprint non facile, con tre scontri diretti in trasferta (Lazio, Juve, Atalanta). C’era riuscito con un primo tempo bello e autorevole, di grande qualità. Poi Ibra ha rimesso in gioco tutto. Con un equivoco evitabile o una bambinata, a 40 anni. Ma due ragazzini, Dalot e Leao, hanno chiuso i conti con il terzo gol. E così Pioli, ancora una volta ha avuto la risposta giusta dal suo Milan come a Roma, Verona e a Firenze. Un Milan giovane, ma di grande personalità, perché senza personalità non li fai 40 punti in trasferta (record del torneo). Una personalità che deriva dall’identità forte trasmessa da Pioli che, rispetto a un anno fa, vanta 17 punti e 18 gol in più. Un’identità di gioco esaltata nel primo tempo proprio da Ibra, che ha creato i due gol: assist per Rebic, tocco magico per Theo che ha rifinito per il solito trascinante Kessie, arrivato a 10 gol".

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Milan e Inter

"Sempre Ibra, nel bene e nel male; diavolo e acqua santa. Pioli può recriminare di averlo avuto solo per 17 partite e di aver perso a lungo i vari Rebic e Bennacer, ma intanto si è addormentato con un distacco a una sola cifra (8 punti) dall’Inter capolista; ora ha due match in casa (Genoa, Sassuolo) per allungare su qualche concorrente di Champions e poi pregherà perché nei momenti chiave Ibra sia acqua santa e non diavolo. Oggi Pioli studierà la Juve che, col Genoa, proverà a dar seguito alla vittoria sul Napoli. Pirlo non ha mai messo in fila 4 vittorie, striscia frequente in tutti i 9 scudetti. Studierà il tentativo di ripartenza di Gattuso a Marassi e l’Atalanta che, dopo Firenze, si giocherà tutto con Juve e Roma. All’ora di pranzo Pioli assisterà a Inter-Cagliari e non potrà fare a meno di chiedersi: ma se Ibra avesse giocato 28 partite e non 17, come le ha giocate Romelu Lukaku, con lo stesso spirito di squadra, con lo stesso senso di responsabilità, dove sarebbe adesso il mio Milan? Perché Big Rom non è solo l’apice realizzativo dell’Inter (21 gol), è impastato in tutta la squadra: è gol, assist (7), forza, ripartenza, profondità. palla in banca, soccorso difensivo... Big Rom è Ibra, Calha e Kessie, è tantissimo, a volte quasi tutto, e non è mai mancato. La salute atletica di Lukaku è la prima pietra dello scudetto nerazzurro in arrivo. Con Lukaku, l’Inter è bella così, come si alza al mattino, senza bisogno dell’estetista. Il Milan l’estetista ce l’ha: Pioli".

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