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Garlando: “Inzaghi si separa dalla sua coppa. Ma può essere soddisfatto: diverso da Lisbona”

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Il giornalista, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha parlato dell'eliminazione dell'Inter dalla Coppa Italia

Il giornalista Luigi Garlando, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha parlato dell'eliminazione dell'Inter dalla Coppa Italia:

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L’Inter rimette in gioco la Coppa Italia che ha conquistato nelle due ultime stagioni. Simone Inzaghi deve separarsi da un buon amico: ha conquistato sei volte il trofeo, tre da giocatore, tre da allenatore. Ai quarti di finale ci va uno splendido Bologna che ha ribaltato la notte con due gol dei suoi gioielli (Beukema, Ndoje) nel secondo supplementare. Epilogo romanzesco, perché l’Inter aveva sbloccato il match nel primo supplementare, dopo 90’ senza gol. Inzaghi aveva rovesciato in campo una manciata di titolari (Barella, Dimarco, Thuram...) e aveva trovato il vantaggio con un’incornata di Carlos Augusto su corner dello stesso Dimarco. A quel punto, i nerazzurri sentivano di aver chiuso la pratica in un cassetto. E invece Thiago Motta, con i suoi titolarissimi, ha piazzato il clamoroso sorpasso e giocato uno scherzo ancora peggiore di quello piazzato il 7 ottobre scorso. Allora rimonta da 0-2 a 2-2, stavolta da 0-1 a 1-2, saccheggio di san Siro e qualificazione ai quarti.


Garlando: “Inzaghi si separa dalla sua coppa. Ma può essere soddisfatto: diverso da Lisbona”- immagine 3

Inter sconfitta, eliminata, delusa e spaventata dall’infortunio alla coscia sinistra dell’insostituibile Lautaro, che ha chiuso la notte in panchina, con il viso coperto da un telo e dalla preoccupazione. Per i nerazzurri sfuma l’ipotesi di un doppio derby in semifinale e l’eventuale finale contro la Juve. Epilogo amarissimo, ma non va dimenticata l’ottima partita che hanno giocato comunque i nerazzurri, prima del ribaltone. L’Inter non ha trovato il vantaggio nei 90’ perché Lautaro ha sbagliato un calcio di rigore ed è mancata la necessaria cattiveria offensiva per aggredire i tanti palloni piovuti in area e i tanti che l’hanno attraversata. Ma, per il resto, la squadra di Inzaghi ha comandato, dall’inizio alla fine, con intensità e motivazioni da Champions. Di questo Inzaghi deve essere più che soddisfatto. Di questo e del fatto che, nonostante le sei novità rispetto a domenica, la squadra ha mantenuto armonia, distanze ed armonia. A Lisbona non era successo. Trasfigurata dal turnover, l’Inter era stata travolta dal Benfica nel primo tempo, per poi risorgere nella ripresa. Rinunciare a Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan significa sfilarsi l’anima. Non avere in campo Thuram significa togliere a Lautaro il miglior collaboratore tecnico e alla squadra il miglior divoratore di profondità. Eppure, con Frattesi, Asllani, Arnautovic e le seconde linee, l’Inter ha preso subito per il collo match che pensava di avere risolto con il gol di Carlos Augusto. Sembrava l’ennesimo spot della forza dell’Inter: corner di Dimarco (un titolare), gol della sua riserva (Carlos Augusto). Una rosa che intimidisce la concorrenza. E invece la notte ha svoltato di brutto nel finale.

 

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