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Inter sconfitta, eliminata, delusa e spaventata dall’infortunio alla coscia sinistra dell’insostituibile Lautaro, che ha chiuso la notte in panchina, con il viso coperto da un telo e dalla preoccupazione. Per i nerazzurri sfuma l’ipotesi di un doppio derby in semifinale e l’eventuale finale contro la Juve. Epilogo amarissimo, ma non va dimenticata l’ottima partita che hanno giocato comunque i nerazzurri, prima del ribaltone. L’Inter non ha trovato il vantaggio nei 90’ perché Lautaro ha sbagliato un calcio di rigore ed è mancata la necessaria cattiveria offensiva per aggredire i tanti palloni piovuti in area e i tanti che l’hanno attraversata. Ma, per il resto, la squadra di Inzaghi ha comandato, dall’inizio alla fine, con intensità e motivazioni da Champions. Di questo Inzaghi deve essere più che soddisfatto. Di questo e del fatto che, nonostante le sei novità rispetto a domenica, la squadra ha mantenuto armonia, distanze ed armonia. A Lisbona non era successo. Trasfigurata dal turnover, l’Inter era stata travolta dal Benfica nel primo tempo, per poi risorgere nella ripresa. Rinunciare a Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan significa sfilarsi l’anima. Non avere in campo Thuram significa togliere a Lautaro il miglior collaboratore tecnico e alla squadra il miglior divoratore di profondità. Eppure, con Frattesi, Asllani, Arnautovic e le seconde linee, l’Inter ha preso subito per il collo match che pensava di avere risolto con il gol di Carlos Augusto. Sembrava l’ennesimo spot della forza dell’Inter: corner di Dimarco (un titolare), gol della sua riserva (Carlos Augusto). Una rosa che intimidisce la concorrenza. E invece la notte ha svoltato di brutto nel finale.
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