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"Il momento più duro è stato quando siamo tornati da Valencia. Eravamo partiti lunedì e rientrati mercoledì ed era tutta un'altra città. Una situazione di guerra. Si sentivano solo sirene. Era drammatico con gente negli ospedali. Nel giro di pochissimi giorni la situazione è precipitata": è il racconto dell'allenatore dell'Atalanta, Gian Piero Gasperini, intervenuto durante il Festival dello Sport organizzato dalla Gazzetta dello Sport al Teatro Piccolo di Milano.
Gasperinichiarisce poi di come scoprì nei mesi passati di essere stato positivo al Covid: "Si sono dette cose spiacevoli. Ho avuto il Covid anche io ma senza saperlo. Non ho mai avuto febbre - racconta l'allenatore - né problemi respiratori. Il dramma lo viveva chi non respirava per colpa delle polmoniti. Ho tremato, temevo che anche per me potesse degenerare. L'ho scoperto successivamente, facendo il sierologico quando era possibile, a maggio. All'epoca c'era tanta preoccupazione, i morti erano tanti, gente che ha dato la sua vita per curare gli altri. Era inimmaginabile vivere una cosa del genere".
Gasperini ha poi raccontato un aneddoto sull'avventura all'Inter e la volontà di giocare con la difesa a 3: "Sì, veniva considerata un po’ un’eresia. Ora l’Inter stessa, la Roma, la Juve, la Lazio: tutte giocano con una difesa a tre. L’avevo utilizzata a Genova, è un modo migliore per costruire il gioco da dietro. I tempi sono passati nel modo giusto, poi i risultati l’hanno dimostrato. Io questo l’ho imparato in Europa».
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