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Gasperini: “Non un caso l’Inter abbia ripreso Lukaku. Scalvini? In attacco meglio di Bastoni”

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Il tecnico dell'Atalanta Gasperini ha parlato della sua squadra e delle necessità sul mercato per continuare a competere

Andrea Della Sala

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il tecnico dell'Atalanta Gasperini ha parlato della sua squadra e delle necessità sul mercato per continuare a competere:

Che Atalanta sarà?

"Da battaglia, animata da spirito di rivincita. Uscire dalle coppe ci ha dato rabbia. Vedremo che squadra nascerà. Oggi sul mercato l’Atalanta è come in campo: dinamica, coraggiosa, si sbatte, non resta rintanata a Zingonia. Non ha ancora chiuso un affare, ma non ho nulla da rimproverare. Come alla squadra".

Dopo la stagione scorsa?

"Ho sentito Costacurta parlare di una stagione del Milan in cui inspiegabilmente non riusciva nulla, dopo annate buone. Poi sono ripartiti. Succede. Ciò che mi dispiace è che molti hanno considerato fortemente negativa la nostra stagione. Non è vero. Intanto, è stata la migliore in 115 anni di storia dell’Atalanta, a parte le 5 precedenti. Abbiamo fatto ottime partite come a Vila-real, Lipsia, Manchester, Leverkusen... Abbiamo battuto la Juve a Torino dopo una vita. Abbiamo pagato infortuni, Var e colpe nostre. Ma la squadra non ha mai dato la sensazione di essere cotta. Mai ho dovuto rimproverarla per mancanza di impegno o attaccamento".

Come sta Zapata?

"È arrivato, farà subito una risonanza. Dovrebbe aver superato l’infortunio che lo ha condizionato a lungo. Sta bene. Nelle ultime partite rinunciava a calciare e a scattare. Un attaccante non può bluffare: dev’essere a posto per rendere al massimo".

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Anfield: Hateboer manda in gol Gosens. Dove sono finiti gli esterni proverbiali della Dea?

"Giusto non parlare solo degli attaccanti. Globalmente abbiamo perso la capacità di attaccare gli ultimi 16 metri, i più importanti. Gosens è partito. Al di là degli alibi, tutti in generale hanno reso un po’ di meno".

Non c’entra la noia della ripetitività? Al sesto anno.

"Nuove energie avrebbero aiutato. Un campione avrebbe portano nuovo entusiasmo e stimolato la competitività. Siamo rimasti troppo a lungo gli stessi. Toloi, De Roon, Freuler, Djimsiti sono lì da prima che arrivassi io. I miei scontri in tema di mercato sono nati sempre dalla stessa esigenza: non restare fermi".

Spieghi.

"Abbiamo avuto delle vendite importanti, degli introiti notevoli dalla Champions, ma siamo rimasti molto statici, soprattutto davanti. Di esterni almeno ne sono passati una ventina, puoi dire che non li abbiamo azzeccati. Davanti invece siamo rimasti gli stessi e nel frattempo abbiamo perso Gomez e Ilicic, Zapata si è infortunato. Le squadre si migliorano quando si rafforzano in attacco. Non è un caso che l’Inter abbia ripreso Lukaku e cerchi Dybala, che la Juve abbia investito tanto su Vlahovic. Milan e Napoli uguale. Questo è stato il mio scontro e il mio rammarico: siamo rimasti uguali solo perché segnavamo tanti gol. E invece, soprattutto negli ultimi due anni, con le risorse a disposizione, era il momento giusto per immettere un nuovo campione, come Gomez ed Ilicic. Sono arrivati altri profili".

Scalvini?

"Nei due mesi di preparazione voglio scoprire dove può crescere meglio. Ha resistenze, tecnica, visione di gioco, è forte di testa, sa fare gol, calcia bene e sa inserirsi. Il meglio lo fa con la palla ai piedi. Poi è un ragazzo intelligente e sa sfruttare le sue caratteristiche anche in difesa. Ma contro attaccanti veloci, contro Leao, io faccio giocare De Roon. Ha solo 18 anni. Non so quale sarà la sua evoluzione. Sono curioso di scoprirlo, come lo è Mancini. Sappiamo che ha un grande futuro. Bastoni mi dava gli stessi dubbi alla sua età. In fase d’attacco, Scalvini è superiore".

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