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E’ molto critica, l’analisi della Gazzetta dello Sport, sulla gara dell’Inter a Roma. La vittoria dell’Inter contro la Lazio ha portato tre punti fondamentali per la rincorsa all’Europa League, è vero, ma il successo della squadra di Mancini però, non nasconde, ancora una volta, le lacune anche perché il successo, faticato, è arrivato al temine di una gara in cui l’Inter ha giocato in 11 contro 9.
Nonostante la doppia superiorità numerica, infatti, i nerazzurri hanno dimostrato di avere poche idee, spesso confuse, e molta paura. Con la Lazio tutta racchiusa a proteggere la porta, due linee strettissime di difensori e centrocampisti, i nerazzurri, al momento dell’impostazione, si facevano trovare dietro il pallone: almeno quattro o cinque giocatori (i due centrali, il mediano e i terzini) non erano in condizione di ricevere il passaggio in zona d’attacco. Questa è la testimonianza di un’incomprensibile timidezza e, se vogliamo, di una mancanza di chiarezza a livello di schemi. In simili circostanze è normale avanzare i due terzini e tenere soltanto i centrali in fase di contenimento. Altro difetto evidenziato: l’ingresso di Podolski, che si piazza a destra, obbliga Kovacic ad «abbassarsi» all’altezza di Medel. Ma questo spostamento, di fatto, crea problemi nel momento in cui si deve creare l’azione, perché Kovacic e Medel, spesso, si pestano i piedi e non sono ben coordinati: se uno riceve il pallone, l’altro deve dettare il passaggio, altrimenti a che servono due uomini in quella posizione?
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