ultimora

G.Donati: “Pur di restare all’Inter avrei rinunciato alla Champions. Qui in Germania…”

Sessantasei giorni hanno cambiato la vita di Giulio Donati, 23anni e una vita da emigrante di successo. Dalla retrocessione in Lega Pro col Grosseto alla firma col Bayer Leverkusen (tre milioni di euro all’Inter) che lo ha reso una stella della...

Francesco Parrone

Sessantasei giorni hanno cambiato la vita di Giulio Donati, 23anni e una vita da emigrante di successo. Dalla retrocessione in Lega Pro col Grosseto alla firma col Bayer Leverkusen (tre milioni di euro all’Inter) che lo ha reso una stella della Bundesliga, dopo un argento europeo under21 vinto da protagonista.

Donati, com’è la vita in Bundesliga?«Avrei fatto il più grande errore della mia carriera a non venire qui».

Addirittura. Si sta così bene?«Qui il calcio è spettacolo, non tattica. Si gioca faccia a faccia,anche sul 2-0 non ci si chiude mai. I tifosi si divertono e gli stadi sono sempre pieni. In coppa, contro l’Arminia Bielefeld di serie B, c’erano 23mila persone».

Ma lei è cresciuto nell’Inter. Non può essere tutto così diverso.«Certe attrezzature non ci sono nemmeno ad Appiano. Come l’Icelab, un sistema con tre “saune”ad aria fredda per rigenerare il corpo dopo i traumi: entri solo con cappello e guanti, nelle prime due (-12 e -50 °C) passi velocemente, nella terza resti tre minuti a -110 °C. C’è anche una palestra pressurizzata per simulare l’allenamento in quota».

Ma almeno gli allenamenti sono simili?«Poca corsa e tanti esercizi con la palla sotto pressione. Solo Mourinho li faceva così».

C’è almeno un aspetto negativo? «Il tedesco è davvero difficile da imparare. Per fortuna c’è uno psicologo che è stato tanti anni in Italia e mi aiuta».

Un po’ come Rudi Voeller, il suo sponsor. Che rapporti avete?«Mi riempie d’orgoglio l’idea che a volermi qui sia stato uno che ha fatto la storia del calcio. Ho conosciuto la sua famiglia: si sono messi tutti a disposizione. Incredibile».

Prima della sosta, l’1-1 contro il Bayern di Ribery e il secondo posto a -1. Stasera, vincendo con l’Hoffenheim, potete sorpassare i bavaresi. Quindi il Bayern è battibile? «Ribery prenderà il Pallone d’oro, marcarlo da solo è quasi impossibile. Ho sofferto i primi minuti, poi gli ho preso le misure. E a fine partita ci siamo scambiati la maglia. I bavaresi sono la squadra più forte che ho mai visto giocare, ma noi ci siamo difesi da squadra».

E poi è arrivato l’esordio in Champions. Com’è stato?«Dovrò andare dal cardiologo dopo tutte queste emozioni in poco tempo. Siamo stati un po’ sfortunati (ko 4-2, ndr), ma ci è servito per cambiare mentalità. E poi ho visto Rooney, Van Persie e Giggs».

Quanta esperienza per un ragazzo di 23 anni...«Qui non c’è paura di farci giocare. Se uno di 30 anni sbaglia non gli puoi dire niente, se lo fa uno di 20 può solo migliorare».

Se fosse rimasto all’Inter, le coppe le avrebbe viste col binocolo.«Avrei rinunciato anche al sogno Champions pur di restare, l’Europa ce la saremmo guadagnata. Ma non ho rancori. E poi un’esperienza all’estero la consiglio a tutti: in spogliatoio qui siamo tutti amici, non ci sono invidie».

Nel 2010 esordì in nerazzurro in Coppa Italia. Poi cosa è successo? «Sono andato a Lecce in prestito grazie a Materazzi: un anno bellissimo in A. Abbiamo battuto la Juve e ci siamo salvati. Poi in B a Padova e infine a Grosseto. È stato un anno maledetto, ma io non ho mai mollato perché avevo la mia vita in Nazionale».

E la svolta è arrivata agli Europei in Israele...«È lì che il Bayer mi ha notato, ma giocare in una squadra così forte è facile: Florenzi, Verratti e Insigne. È un ragazzo speciale, gli ho scritto subito dopo il gol al Dortmund: non avevo mai visto un portiere spaccarsi i denti».

A Grosseto, intanto, aveva incontrato il suo nuovo agente. È merito suo se oggi è in Germania?«Avevo bisogno di nuovi stimoli: Silvio Pagliari è una bella persona e ha un grande gruppo che ti assiste in tutto».

I ragazzi che ha citato prima sono tutti con Prandelli. Al suo posto, invece, ci sono Abate, Maggio, De Silvestri. E il 15 novembre c’è Italia-Germania a San Siro... «I miei “rivali” hanno già dimostrato molto, io mi impegnerò per far bene. Se mi metto a pensare all’azzurro, magari mi distraggo. Ma se giochi in Champions nessuno può dimenticarsi di te».

E magari far venire qualche mal di pancia al calcio italiano?«Qualche offerta l’avevo, ma ho preferito il Bayer. Magari prima o poi torno».