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GdS – Il paradosso di Gabigol: giocatore poco utilizzato ma già beniamino!

Riccardo Fusato

La fenomenologia di Gabriel Barbosa, in arte sportiva Gabigol, è esplosa mercoledì sera al Meazza

Qualcuno sui social lo ha ribattezzato «Gabi-minga». Un modo molto milanese («minga» significa «niente») e per nulla offensivo per ricordare che quel suffisso «gol» per adesso vale solo in Brasile. La fenomenologia di Gabriel Barbosa, in arte sportiva Gabigol, è esplosa mercoledì sera al Meazza. Uno stadio, quasi 40 mila persone, affamate del brasiliano che per adesso viaggia su proporzioni poco calcistiche e più mediatiche. In rapporto ai minuti giocati – appena 33, recuperi compresi – è quasi sicuramente il giocatore che ha impiegato meno tempo per farsi apprezzare. Poi, se gli applausi e i commenti sui social siano genuini o sarcastici, nessuno può saperlo. A parte il gruzzolo di emozioni da spartire tra veritiere e fittizie, il brasiliano mercoledì sera ha avuto un pregio. Quello di attirare l’attenzione di San Siro a partita ampiamente chiusa. Le sue scelte poi possono essere discusse. Con la palla ha messo in piedi una serie di doppi passi senza saltare l’avversario, ha effettuato una «rabona» al limite dell’area per passare la palla all’indietro, ha guadagnato una rimessa aizzando la folla, ha sbagliato un passaggio per Icardi e ha calciato in porta trovando una deviazione in calcio d’angolo. A Gabriel sicuramente non mancano personalità e coraggio, voglia ed entusiasmo. A tutti coloro a cui ha stretto la mano mercoledì sera dopo la partita ha detto di essere felicissimo per la partita. Comprensibile: lo stadio ha applaudito tutto ciò che il brasiliano ha fatto in campo e non, partendo dal riscaldamento.

(Gazzetta dello Sport)