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GdS – L’Inter c’è e somiglia a Conte ma restano dei difetti. “Come recita il proverbio, la società ha fatto…”

Matteo Pifferi

L'analisi della rosea sul match con la Samp con vista Champions e Juve

"Se il campionato fosse l’opera di uno sceneggiatore, bisognerebbe dargli l’Oscar. Perché non c’era modo di arrivare alla super sfida di domenica prossima, Inter-Juve, in un clima più elettrizzante, affascinante e ricco di incroci e fantasie. Tutto gira intorno al numero sette, considerato fin dall’antichità un simbolo magico e religioso della perfezione". Apre così l'articolo de La Gazzetta dello Sport in merito all'analisi di quella che sarà la super-sfida del prossimo weekend. L'Inter di Conte, dopo aver centrato la sesta vittoria di fila contro la Samp, è attesa al test Juventus di Ronaldo, ora a -2 dai nerazzurri.

SFIDA DEL 7 - Come sottolinea la Rosea, se da un lato l'Inter cerca il settimo successo di fila, dall'altro "per raggiungerlo dovrà superare il numero sette più forte del mondo, quel Cristiano Ronaldo che la Juve ha portato in bianconero per vincere partite come questa. Che se non è ancora decisiva, ha sicuramente una enorme importanza perché in caso di vittoria dell’una o dell’altra può segnare la prima mini fuga interista, con un distacco di + 5, o riproporre la legge del più forte con il sorpasso della Juve ora a -2. Poteva anche essere la partita di un 7 ritrovato, Alexis Sanchez, autore di un gol e... mezzo (sua la deviazione sul tiro di Sensi) ieri con la Samp: ma il cileno ha pensato bene di rovinare tutto, prendendo un secondo giallo per una simulazione in area, beccandosi il rosso e la squalifica per il prossimo turno. Naturale l’arrabbiatura feroce di Antonio Conte che ha visto una partita chiusa riaprirsi costringendo i suoi a straordinari evitabili in vista della trasferta di Champions a Barcellona", sottolinea la Rosea.

INTER - Proseguendo la sua analisi sui nerazzurri, la Gazzetta evidenzia come la rosa a disposizione di Conte non sia pari a quella bianconera: "La sua Inter c’è: è tosta, compatta, ci crede, gli somiglia. I pregi aumentano, qualche difetto resta. Alcuni potranno essere corretti con l’applicazione del tecnico e con la sua cura maniacale dei dettagli. Altri sono legati alla qualità della rosa nella sua interezza e quindi dei ricambi a disposizione. La società, lo abbiamo detto spesso, come recita il proverbio ha fatto «30», ma non è riuscita a raggiungere quel «31» necessario per essere più vicini alla corazzata bianconera. Un merito però l’ha avuto: mettere un top player in panchina. Perché questa è l’Inter di Conte e se c’è un uomo da contrapporre a Ronaldo, non è un calciatore dei nerazzurri, ma il loro allenatore".