Primo derby per Stefano Pioli nel quale, il tecnico nerazzurro, si è presentato con gli stessi undici uomini attesi in vigilia, però con significativa correzione di sistema. Non 4-3-3, ma 4-2-3-1, come al principio dell’era De Boer. Soltanto che dietro Icardi ieri c’era Joao Mario, non Banega. Scelta prudente e coraggiosa allo stesso tempo. Joao sulla trequarti è stato meno dispersivo e più razionale dell’argentino ex Siviglia, ha dilapidato meno palloni, però il portoghese così avanzato ha sbilanciato in avanti l’assetto nerazzurro e ha consentito al Milan di giocare la partita che preferisce, di pura rimessa. Per mezz’ora l’Inter ha dominato la scacchiera, con palleggio e predominio territoriale. Ci sono stati picchi di possesso palla intorno al 75 per cento. Prima lucina rossa, l’infortunio di Medel, che ha tolto sicumera alla linea difensiva nerazzurra. Grosso guaio, poi, negli ultimi sedici metri: Icardi non beccava palla, sbagliava ogni movimento, e Perisic si è mangiato gol che parevano scritti. Inevitabile la nemesi. Appena l’Inter ha preso fiato ed è calata di giri, il Milan l’ha punita, con un sinistro a rientrare di Suso, figlio di una ripartenza a destra, lungo la fascia milanista fin lì più martoriata. Un classico del calcio all’italiana: resistere, resistere e poi colpire con cinismo. Cattiveria sotto porta che nel primo tempo è mancata all’Inter, dominante, ma buonista, incapace di monetizzare la superiorità.
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GdS – L’Inter domina ma manca di cattiveria sotto porta. L’uscita di Medel…
Primo derby per Stefano Pioli per il quale, il tecnico nerazzurro, si è presentato con gli stessi undici uomini attesi in vigilia
(Gazzetta dello Sport)
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