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Quando sembrava che Stefano Vecchi avesse trovato il giusto modulo e l'Inter il giusto atteggiamento in campo, ecco che, appena gli inglesi hanno alzato il ritmo e trovato il pareggio, la formazione nerazzurra si è liquefatta perdendo le distanze, l’ordine, la lucidità. E emergono lampanti i difetti strutturali di una squadra senza sprint nelle gambe: Icardi, un mostro in area, diventa piccolo piccolo quando deve difendere palla e aiutare i compagni (si prende anche uno sclero da Perisic), Banega è fragilino, la difesa praticamente non conosce movimenti di reparto, i terzini sono un’emorragia di palloni persi e non solo. Proprio Nagatomo è l’esecutore della sentenza con un autogol maldestro, appena cinque minuti dopo che Van Dijk – capitano di nome e di fatto, perché vero trascinatore – aveva riportato la situazione in parità sfruttando una situazione di immobilismo totale in area nerazzurra sugli sviluppi di un angolo. Metà del secondo tempo: un gruppo orgoglioso avrebbe anche il tempo di proporre una reazione quantomeno di nervi, una scossa da uomini. Niente da fare: entra Eder per Medel, Banega arretra in regia, l’Inter produce solo un tiretto di Icardi, che sì almeno tira in porta ma in serate così non può bastare. Vecchi, in panchina, prende appunti durante la partita, come fanno quelli bravi. E’ di passaggio ma almeno il suo bloc-notes finirà al successore. Di certo, avrà molto da fare. Si può pure cercare di essere ottimisti: chiunque occuperà la panchina dell’Inter potrà progettare su settimane intere di allenamenti. Vincere le prossime due potrebbe non bastare, l’Europa League è quasi andata. Come De Boer, come gli alibi.
(Gazzetta dello Sport)
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