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GDS – Meteore Inter, M’Vila giocò solo tre partite. Belfodil zero gol in serie A. Botta…

Simona Castellano

Gazzetta.it ricorda i nomi di alcuni giocatori che non hanno lasciato un segno all’Inter, a partire dalla stagione post Triplete. Ecco di quali calciatori si tratta:  SCHELOTTO – Quest’estate si è sentito tradito (dal Chievo e...

Gazzetta.it ricorda i nomi di alcuni giocatori che non hanno lasciato un segno all'Inter, a partire dalla stagione post Triplete.Ecco di quali calciatori si tratta: 

SCHELOTTOQuest'estate si è sentito tradito (dal Chievo e anche dall'Inter, per il mancato ritorno a Verona), pochi giorni fa si sentiva felice (e lo scriveva su Facebook) per la prima convocazione (!) allo Sporting Lisbona, la sua nuova squadra dov'è approdato firmando una clausola rescissoria di 40 milioni. "Con il sacrificio arriva tutto". Persino un gol nel derby: già, El Galgo, il Levriero, segnò al Milan la rete del definitivo 1-1 il 24 febbraio 2013, poche settimane dopo l'arrivo dall'Atalanta. "Era il mio primo derby e iniziare questa storia con un gol è un'emozione che non dimenticherò mai". In verità è finita lì: lo aveva voluto Stramaccioni perché gli serviva un esterno destro a dispetto delle voci sulle sue notti brave. A Mazzarri evidentemente non piaceva. E il 31 agosto di quest'anno alla fine l'Inter gli ha "regalato" la risoluzione consensuale del contratto.BELFODIL - "Ha il fisico da prima punta, si muove negli spazi come una seconda e nell’uno-contro-uno ti può bruciare come una punta esterna". Quando Ishak Belfodil arrivò in comproprietà all'Inter nell'estate del 2013 per 7,5 milioni firmando un contratto di 5 anni da 800 mila euro a stagione a salire, Salvatore Bagni lo descriveva così. Oggi, per mantenere il tenore di vita, Ishak è andato a giocare al Baniyas, negli Emirati Arabi, dove di solito si trasferiscono dall'Europa i calciatori in odore di pensione. Lui ha 23 anni, ha vestito il nerazzurro a 21 e prometteva di formare una coppia da sogno con Icardi. Gol all'Inter in Serie A: zero. Chi ricorda quello al Trapani in Coppa Italia è un genio. Mazzarri ne autorizzò la cessione al Livorno a gennaio...

MARIGA - Il 28 aprile 2010 McDonald Mariga era al Camp Nou nei 4 minuti finali (più recupero) di Barcellona-Inter: era, cioè, tra i dieci eroi di una resistenza stoica che avviò i nerazzurri al Triplete. Prima ancora partecipò al gol del sorpasso all'Atalanta (poi assegnato a Muntari) nel weekend del sorpasso alla Roma e dopo è stato pure campione del mondo (per club). Insomma, ha fatto la storia a modo suo. Ma nel 2013-14, nel suo terzo periodo nerazzurro, pur facendo parte della rosa, non ha mai (mai!) giocato, ufficialmente per problemi muscolari. E così si è guadagnato i galloni della meteora più che del bidone. Anche perché oggi, dopo un anno al Parma, è svincolato. A soli 28 anni.

BOTTA"Il paragone tra me e Lavezzi è sbagliato, somiglio più a Di Maria". Ruben Botta doveva esserne così convinto nella primavera del 2013 che rifiutò il rinnovo di contratto al Tigre e accettò l'offerta dell'Inter che lo prese a parametro zero. I gol che segnava in Argentina fecero venire l'acquolina in bocca, poi però si ruppe il crociato, andò al Livorno senza mai giocare, approdò finalmente in nerazzurro a gennaio 2014 e ci rimase fino a fine stagione entrando di tanto in tanto nei finali di partita. Qualcuno sussurrava: "Questo è bravo". Ma era pure leggerino. E al Chievo non ha lasciato traccia. Se non per una espulsione, ironia della sorte, contro l'Inter. E se oggi gioca al Pachuca, in Messico, un motivo ci sarà.

M'VILA - Oggi Yann M'Vila è un titolare inamovibile: certo, gioca al Sunderland, penultimo in Premier League, però da lì non lo toglie nessuno. Volete sapere quante partite ha giocato titolare all'Inter? Tre: Torino-Inter 0-0, Fiorentina-Inter 3-0, Roma-Inter 4-2. Mazzarri, incurante del passato burrascoso del francese, lo volle per metterlo davanti alla difesa e lì lo mise all'esordio guadagnandone 10 recuperi e 102 tocchi, un'enormità. Ma metterlo in coppia con un altro medianaccio come Medel era troppo e così ben presto vinse il Pitbull. Mancini lo "ripescò" a Roma, lo sostituì e lui diede un pugno alla panchina. Così, arrivato in prestito dal Rubin, fece ritorno a Kazan 5 mesi e mezzo dopo.