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La Gazzetta dello Sport, nell’analizzare la partita di coppa Italia persa dall’Inter contro la Juventus, mette alla luce un interessante paradosso: nella serata in cui per la prima volta ha cercato di giocare un calcio più pulito e lineare, e meno fondato sulla fisicità e velocità, i nerazzurri hanno preso una bastonata.I numeri sul possesso palla, sui passaggi e sulla supremazia territoriale premiano i nerazzurri: 57 a 43 il primo, 571 a 420 i secondi, 53 a 47 la terza. Mancini si è presentato con un 4-1-4-1 votato alla ricerca dell’ampiezza, cioè delle fasce laterali, e con un giropalla più insistito e rasoterra, meno affidato al caso del lancio lungo. Però che cosa te ne fai della larghezza e dei cross se al centro dell’attacco piazzi una seconda punta o trequartista come Jovetic, attaccante talentuoso, ma non un ariete o un rapace dei sedici metri? Mai come ieri sera sarebbe servito Mauro Icardi come centravanti e invece Maurito è rimasto in panchina a languire fino a un quarto d’ora dalla fine. Buone intenzioni nella serata sbagliata, verrebbe da dire. A casa della Juve tanto valeva insistere sul solito canovaccio della forza e della fase difensiva portata all’eccesso. Per cambiare pelle quest’Inter non ha bisogno di un altro attaccante, ma di un regista con visione. Più che Eder o Soriano occorrerebbe Biglia, ma sappiamo di parlare al vento.
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