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GdS – Fatica, traversa ed errori: l’Inter si ferma. La mossa di De Zerbi e quel cambio…

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L'analisi de' La Gazzetta dello Sport all'indomani del pari dell'Inter di Simone Inzaghi sul campo dello Shakhtar Donetsk

Alessandro De Felice

Per la terza volta di fila, l'Inter manca l'appuntamento con la vittoria nelle prime due gare della fase a gironi di Champions League. Con il pari a reti bianche contro lo Shakhtar Donetsk, il terzo consecutive contro la squadra ucraina, il cammino della squadra di Inzaghi verso la qualificazione agli ottavi di finale rischia di complicarsi.

La Gazzetta dello Sport analizza il match di ieri dell'Olimpiyskiy di Kiev, terminato 0-0:

"L’Inter è sotto ritmo, il campo sembra il doppio di quello di San Siro contro l’Atalanta, il possesso dello Shakhtar impressionante (per lunghi minuti i nerazzurri non toccavano palla), ma alla fine le occasioni sono di Inzaghi. Cinque. E belle grosse. Traversa di Barella, Dzeko che spara al cielo da un metro, Lautaro che spreca, tiro da fuori di Correa e colpo di testa di De Vrij parati da Pyatov. Il calcio è come i numeri, gli si può far dire quello che si vuole. De Zerbi spiega di avere in mano lo Shakhtar che gioca quasi come il Sassuolo. Inzaghi può sostenere che un pari a Kiev è sempre utile. L’impressione è che se l’Inter avesse avuto più energie, invece di lasciare il controllo agli ucraini, sarebbe ripartita verso il gol. Ma tanti hanno tradito, cominciando da Dzeko".

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A De Zerbi è mancato il centravanti. Lo Shakhtar, infatti, non riesce a sostituire adeguatamente l'infortunato Traoré, uscito dopo un brutto scontro con Dumfries: "Dentro un esterno, Tetè, e l’altro laterale Pedrinho spostato a fare il 9: lo Shakhtar ha schierato un attacco da “futbol bailado” che ha fatto girare spesso la testa in velocità ai difensori, ma di pericoli veri ne ha creato uno, una palla strappata dalla porta da Skriniar, il migliore".

L'Inter è costretta a rinunciare al pressing, una mossa che si rivela decisiva: "Contro De Zerbi sono anche partite a scacchi: non è facile vincere. All’inizio è un gioco di mosse e contromosse. Inzaghi prova a non “sprecare” cinque difensori sui tre attaccanti, facendo uscire Skriniar sul trequartista Alan Patrick, bravissimo come Salomon. De Zerbi risponde spostando Pedrinho sullo slovacco che è costretto ad arretrare. Poi l’ex Sassuolo sfida l’Inter sull’uscita in palleggio: o perdi palla o li lasci dietro, ha pensato. Qui l’Inter è mancata. Non aveva probabilmente le forze per pressare, non aveva la visione per tagliare le linee di gioco ucraine, e alla fine ha preferito difendersi e cercare una ripartenza solo quando possibile. Nel primo tempo c’è riuscita, nel secondo quasi mai, concedendo troppo".

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La Gazzetta dello Sport critica la scelta di Simone Inzaghi di sostituire Brozovic con Calhanoglu: "Se Dzeko meritava infatti di uscire, se Lautaro era stanco, se Dimarco non ha sfruttato l’occasione di superare Perisic, noi Brozovic lo avremmo tenuto: era quello che dava ordine e gestione al gioco interista, azionando le ripartenze. Inzaghi lo toglie per Calhanoglu, lasciando in mezzala il deludente Vecino e spostando Barella davanti alla difesa: ma mettere Barella lì dietro significa negarsi gli strappi e le verticalizzazioni che mettevano in difficoltà lo Shakhtar. Poi nel finale gli ucraini sono decisamente calati – il possesso insistito stanca – e allora le occasioni e il rimpianto. Il croato non la prende bene per niente e uscendo scalcia una bottiglia in curva".

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