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Nel consueto editoriale del lunedì, la Gazzetta dello Sport, esamina i momento difficile dell’Inter. Ecco il pensiero della rosea: “Il rumore dell’Inter è quello di un motore imballato che non si accende. Tossisce un paio di volte, alla terza si spegne. Per la nona volta, da quando è a Milano, Mazzarri non è riuscito a mettere in fila la terza vittoria. Si rischia l’accanimento terapeutico. La macchina non parte, stop. L’ennesima attesa frustrata, a Parma, teatro di festa di un recente scudetto nerazzurro con un ben diverso 2-0, è parsa a molti la resa definitiva. Una pertica come Ranocchia e un centravanti come Bonazzoli schierati in fascia hanno certificato lo stato confusionale in panca. Cosa poteva fare di più Thohir per sostenere il suo tecnico? Prima gli ha comprato un giocattolo da 20 milioni (Hernanes) e poi i medianoni che chiedeva (M’Vila, Medel); la società ha provveduto perfino a cancellare il suo nome all’annuncio delle formazioni per evitargli i fischi di San Siro.
Cosa poteva fare di più? Ma la macchina tossisce e si spegne. I tifosi che si accaniscono sui social non hanno dubbi: colpa dell’autista. Thohir ha sempre difeso e blindato il suo allenatore, ma mai come in queste ore arrivano dall’Indonesia segnali di stanchezza e di sconforto. Per il gioco più ancora che per i risultati.
Il confronto con tre ex interisti diventa un’accusa pesante. Benitez, con lo stesso tempo a disposizione di WM e con la stagione scorsa appesantita dalle coppe, ha educato un gioco che ha toccato i picchi altissimi di sabato scorso. Gasperini e Mihajlovic, che hanno a disposizione organici largamente inferiori, hanno già portato in alto Genoa e Samp e, soprattutto, le hanno dotate di una forte identità tattica e di una riconoscibile logica di gioco che l’Inter continua a rincorrere. La macchina non parte. Tossisce e si spegne.
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