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Ghini: “Roma? Se doveva finire con Mourinho, doveva farlo a fine stagione”

Marco Astori Redattore 
Le parole dell'attore e tifoso giallorosso: "Ora non resta che sperare in Daniele, l'augurio è che si faccia sentire con i calciatori"

Intervenuto ai microfoni de Il Messaggero, Massimo Ghini, attore e tifoso della Roma, ha parlato così dell'esonero di Jose Mourinho dai giallorossi.

È dispiaciuto, era un mourinhano?

«No, io sono un tifoso della Roma. Poi, pur non dimenticando che prima di venire qui è stato anche il tecnico che ci disse «Zeru tituli», non posso che dirgli grazie. Per la Conference League che si diceva fosse una coppetta e ora se la giocano tutti alla morte. Per l'Europa League, rubata da quel signore che di cognome fa sarto...Perché Taylor (Tailor, ndc) in inglese si traduce con sarto...E quella sera a Budapest, ha ricamato tanto. Non posso poi dimenticare che Mourinho paga una rosa costruita con calciatori fatti di porcellana. L'affetto, quindi, nei suoi confronti non potrà mai cambiare».

Sorpreso dalla scelta dei Friedkin?

«Di Daniele sono amico, quindi non posso che essere felice per lui e per noi. Il problema è un altro. A me, ma come a tanti altri, farebbe anche piacere ascoltare i Friedkin. Possiamo assicurare a questi signori che a Roma c'è tanta gente che capisce l'inglese, quindi se non hanno voglia di parlare in italiano non c'è problema. Ma che parlino, spieghino, ci raccontino del perché di alcune scelte. Con loro sembra di vivere in un perenne quiz a premi, con all'improvviso uno che urla «Rischio!». Tornando a Daniele, sto aspettando. Vorrei tanto chiamarlo, pubblicare delle foto fatte con lui a Malta o a Ferrara quando sono andato a trovarlo ma non lo faccio. Non è il momento».

Quanto rischia De Rossi ad aver accettato una panchina del genere in corsa, per sostituire un totem come Mourinho?

«Tantissimo. Si prende una patata bollente enorme che quasi mi verrebbe da dire «ma chi glielo fa fare?». Purtroppo non è la prima volta che ci troviamo in questa situazione. Mi permetto una citazione, "Ombre Rosse" di John Ford. Vi ricordate la carovana? Cambiavano i cavalli e ripartivano. Ecco, la Roma è diventato questo. Arrivano allenatori e giocatori, rimangono un po' e poi se ne vanno altrove, spesso anche a vincere. Oggi l'arrivo di Daniele mi rende felice. Ma già il contratto di sei mesi, senza opzione per la prossima stagione, mi fa pensare... Se la storia con Mourinho doveva finire, doveva farlo a fine campionato, non ora. Ma adesso che è andato via il portoghese, Smalling viene liberato dagli alieni e torna a giocare, Dybala non si ferma più fino a giugno e a Mancini scompare la pubalgia? Per questi motivi dobbiamo stare vicini a De Rossi. Ma chi altro avrebbe accettato un contratto del genere? Giusto un romanista che ama la Roma e dice «mi armo e vado». Se ricordate bene, era già accaduto con Conti e con Voller. Giocare sulla nostra pelle e emozioni ogni volta mi piace poco. Ora non resta che sperare in Daniele, l'augurio è che si faccia sentire con i calciatori. Perché critichiamo sempre gli allenatori ma dei protagonisti che vanno in campo quando ne parliamo?».



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