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Giaccherini: “Devo tutto a Conte. Mi rivedo in Barella. Lukaku? Non è quello del 2016”

Andrea Della Sala

La Gazzetta dello Sport ha intervistato l'ex azzurro che ha parlato della sfida col Belgio e del cammino dell'Italia

In vista della sfida col Belgio di venerdì sera, La Gazzetta dello Sport ha intervistato un ex azzurro, Giaccherini, che ha raccontato il suo gol alle furie rosse: «Il bello è che dietro quel gol a Euro 2016 c’è un rimprovero di Conte…». Tirata d’orecchie al fedelissimo: «Contro la Scozia, in amichevole, avevo sbagliato un paio di volte dalla stessa posizione, così in allenamento mi riprese».

Giak, quel giorno fu davvero “Giaccherinho”.

«Devo tutto a mister Conte e a quel rimprovero. Con l’Italia mi sentivo un vero supereroe. Ci davano tutti per spacciati, invece lui ci convinse a smentire tutti dicendo che i più forti eravamo noi. E così fu. Spero adesso in un altro 2-0».

Chi è il Giaccherini dell’Italia?

«Barella. Lui è più fisico, io più dribblomane».

E il Belgio come si batte?

«Concentrazione, raddoppi, cura dei dettagli, marcature. Sono preoccupati anche loro. L’Italia è forte, difende bene, In avanti c’è Chiesa che è un talento. In mezzo ce la giochiamo con tutti. Il fenomeno è Lukaku. Nel 2016 non era quello di oggi».

Rivede il gruppo di Conte?

«Beh sì, è un’Italia da “Grande Bellezza” che si vuole bene e soffre insieme. Chiellini, Bonucci e De Rossi mi hanno detto che sono uniti come lo eravamo noi. Daniele, a fine Europeo, ci svelò che nonostante il Mondiale vinto la sua esperienza più bella sarebbe rimasta Euro 2016…».

Più forte l’Italia del Mancio o la vostra?

«Tecnicamente questa. Noi conoscevano i nostri limiti, ma avevamo fame, cuore e correvamo più di tutti. Una squadra “operaia”».

Pronostico?

«1-1 e poi vinciamo ai rigori, Insigne e Chiesa protagonisti. Sarebbe la chiusura di un cerchio dopo quella serataccia contro la Germania ai quarti…».