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Giulini: “Serie A al collasso: senza aiuti del governo fermiamo il campionato”

Alessandro De Felice

Le dichiarazioni ai microfoni del quotidiano La Repubblica del presidente del Cagliari Tommaso Giulini, che lancia l'allarme

Il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del quotidiano Repubblica. Il numero uno del club sardo lancia l'allarme: "Il sistema è al collasso, non siamo stati considerati nei ristori e non abbiamo garanzie su quando riapriranno gli stadi".

Oggi è convocata l’assemblea di Lega che deve decidere, fra l’altro, sul campionato spezzatino ed eleggere un consigliere indipendente. Presidente Giulini, pensate a forme clamorose di protesta?

"Dovremo avere il coraggio di non scendere in campo alla prima di campionato. Non è possibile che non ci sia permesso di fare calcio. Si rischia di far scappare imprenditori seri che ci mettono denaro, passione, non vedono un briciolo di sostegno dal governo e non hanno garanzie che da agosto si riaprano gli stadi. Non abbiamo ricevuto aiuti a fronte di perdite enormi. Abbiamo 300 mila addetti, 30 milioni di tifosi, la Serie A garantisce un gettito fiscale da un miliardo. I mancati introiti del ticketing sono più del 50% delle perdite dell’ultima stagione".

Intanto in Lega non c’è accordo su nulla. A partire dalla riforma dei campionati.

"Il problema sono gli interessi differenti tra grandi, medie e neo promosse. A noi come Cagliari interessa avere un campionato con più squadre possibili. I grandi hanno invece interesse ad avere meno club per giocare più partite europee: serve buon senso e sintesi tra le parti. La Francia ha votato il ritorno a 18 squadre: è il numero congruo per migliorare l’appetibilità del campionato, ma a quel punto con massimo una retrocessione, più un’altra squadra che spareggia con la seconda di B o la vincente di un play-off di B".

Cosa pensa del passaggio da Sky a Dazn?

"Non è stato facile abbandonare un partner storico come Sky. Dazn ci dà l’opportunità di proiettarci nel futuro, ma servirà un periodo di adattamento a fortissimo rischio per noi e gli appassionati di calcio.

Spero riesca in questo interim a garantire un servizio di livello".

"Potrebbe essere una scelta prudente se fosse motivata dall’esigenza di distribuire meglio i carichi sulla Rete, ma non credo sia solo questo il motivo, pertanto bisogna capire se sia una soluzione fattibile o meno. Confido che venga salvata la contemporaneità nelle ultime tre giornate. Quest’anno abbiamo addirittura assistito allo slittamento a fine campionato di Lazio-Torino per aspettare il giudizio del Coni, contro qualsiasi basilare principio di salvaguardia della regolarità del campionato".

Cosa è stato il progetto Superlega?

"Un tentativo maldestro che avrebbe ucciso i medi e piccoli club".

Non è assurda la cifra che i club spendono per gli agenti?

"Montagne di soldi che escono dal sistema: 15, 20 milioni all’anno ai procuratori, quantità ingiustificate rispetto al servizio che offrono. Ma servirebbe una riforma europea, per non rischiare di favorire chi quei compensi li paga. Il Cagliari, se capitano situazioni ricattatorie, mette gli agenti in blacklist".

Cosa propone per la Lega?

"Credo che dovremmo tutti fidarci maggiormente dei manager che abbiamo scelto in Lega, lasciarli lavorare in autonomia nell’ambito delle deleghe di cui dispongono con una maggiore presa di responsabilità. E giudicarne l’operato a fine mandato. Inoltre dovremmo completare la nostra governance con un consigliere indipendente di alto profilo che possa supportare Dal Pino e De Siervo nel definire a breve col governo il cruciale tema della riapertura in sicurezza degli stadi".

A proposito di stadi: Cagliari, Roma, Fiorentina inseguono il sogno del nuovo impianto.

"Altro tema essenziale di cui deve occuparsi il governo. Va bene la nuova legge Draghi sulle infrastrutture, ma non è ancora sufficiente: in Italia per fare uno stadio devi passare per decine di commissioni, bisogna semplificare. A noi la burocrazia è già costata 3 milioni, quasi 4. E se cambiassimo iter li butteremmo via. Servirebbero contributi a fondo perduto per gli stadi. Come credo sia stato fatto a Bologna e Firenze".