Protagonista di Sportweek, il giocatore del momento Willy Gnonto ha parlato del suo futuro, ma anche del suo periodo all'Inter:
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Gnonto: “Sogno il Barça. Mi piace Lautaro, è sempre cattivo. Ecco come andò con l’Inter”
Dove ti piacerebbe giocare? Risposta da calciatore?
"Penso a lavorare e non so quel che succederà in futuro".
Risposta sincera?
"Il mio sogno è giocare nel Barcellona. Messi è il mio idolo, anche adesso che è al Psg. Ha fatto tantissimi sacrifici fin da quando ha iniziato, la sua famiglia lo ha sempre sostenuto anche se non era nelle migliori condizioni economiche. Non dimentica le sue origini, è uno tranquillo, la prima ragazza è diventata sua moglie, non è cambiato nel tempo: nella sua storia rivedo me stesso. E poi, in campo fa cose come nessun altro".
Hai detto: “Se ripenso alle mance che mamma metteva da parte per la benzina che serviva a portarmi agli allenamenti dell’Inter ad Appiano, provo un sentimento strano”. Adesso riesci a spiegarlo?
"Non è imbarazzo, perché non c’è nulla di cui vergognarsi né da parte di mamma né mia. È solo che da piccolo non mi rendevo conto di quel che i miei hanno fatto per me, ora che lo capisco provo riconoscenza".
L’Inter: come andò?
"Giocavo nell’Inter Suno, vicino a Novara. Feci un paio di tornei contro l’Inter e dopo un anno ero a Milano".
Eri già tifoso?
(sorride) "Non tanto… Per me c’erano il Barcellona e Messi. Poi mi sono affezionato, e qualche volta ho pianto".
Quando?
"Inter-Juve, aprile 2018, la partita della mancata espulsione di Pjanic per fallo su Rafinha. Per loro segnò Higuain quasi all’ultimo minuto e con quella vittoria misero le mani sullo scudetto. Io ero a San Siro col mio amico Elio, e scoppiammo in lacrime. Quella sera diventai veramente interista".
Hai detto: fossi rimasto all’Inter, non avrei raggiunto la Nazionale.
"Non così presto. In Italia per un giovane è più difficile. Con la Nazionale ho giocato contro l’Inghilterra: c’erano ragazzi poco più grandi di me che vanno in campo con Arsenal, Tottenham, Chelsea. Non ho visto questa grande differenza tra noi e loro, ma loro hanno più possibilità. In Inghilterra o Germania, se uno è bravo lo fanno giocare, non guardano la carta d’identità. È mentalità, coraggio".
È vero che all’Inter Lautaro è il tuo preferito?
"Quello che sa fare in area non devo dirlo io. Mi piace perché non molla mai, è sempre “cattivo”. Un trascinatore".
Se l’Inter ti riprendesse, dovresti dimostrare più di altri?
"No. Io chiedo tantissimo a me stesso, a volte esagerando. Ma sto imparando a gestire le pressioni che mi metto addosso, perché capisco che non può andar sempre bene".
Seconda punta o esterno d’attacco?
"Devo dare un’altra risposta da calciatore: gioco dove vuole il mister (ride). Sincero? Seconda punta".
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