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Gnonto: “Sogno il Barça. Mi piace Lautaro, è sempre cattivo. Ecco come andò con l’Inter”

Andrea Della Sala

Protagonista di Sportweek, il giocatore del momento Willy Gnonto ha parlato del suo futuro, ma anche del suo periodo all'Inter

Protagonista di Sportweek, il giocatore del momento Willy Gnonto ha parlato del suo futuro, ma anche del suo periodo all'Inter:

Dove ti piacerebbe giocare? Risposta da calciatore?

"Penso a lavorare e non so quel che succederà in futuro".

Risposta sincera?

"Il mio sogno è giocare nel Barcellona. Messi è il mio idolo, anche adesso che è al Psg. Ha fatto tantissimi sacrifici fin da quando ha iniziato, la sua famiglia lo ha sempre sostenuto anche se non era nelle migliori condizioni economiche. Non dimentica le sue origini, è uno tranquillo, la prima ragazza è diventata sua moglie, non è cambiato nel tempo: nella sua storia rivedo me stesso. E poi, in campo fa cose come nessun altro".

Hai detto: “Se ripenso alle mance che mamma metteva da parte per la benzina che serviva a portarmi agli allenamenti dell’Inter ad Appiano, provo un sentimento strano”. Adesso riesci a spiegarlo?

"Non è imbarazzo, perché non c’è nulla di cui vergognarsi né da parte di mamma né mia. È solo che da piccolo non mi rendevo conto di quel che i miei hanno fatto per me, ora che lo capisco provo riconoscenza".

L’Inter: come andò?

"Giocavo nell’Inter Suno, vicino a Novara. Feci un paio di tornei contro l’Inter e dopo un anno ero a Milano".

Eri già tifoso?

(sorride) "Non tanto… Per me c’erano il Barcellona e Messi. Poi mi sono affezionato, e qualche volta ho pianto".

Quando?

"Inter-Juve, aprile 2018, la partita della mancata espulsione di Pjanic per fallo su Rafinha. Per loro segnò Higuain quasi all’ultimo minuto e con quella vittoria misero le mani sullo scudetto. Io ero a San Siro col mio amico Elio, e scoppiammo in lacrime. Quella sera diventai veramente interista".

Hai detto: fossi rimasto all’Inter, non avrei raggiunto la Nazionale.

"Non così presto. In Italia per un giovane è più difficile. Con la Nazionale ho giocato contro l’Inghilterra: c’erano ragazzi poco più grandi di me che vanno in campo con Arsenal, Tottenham, Chelsea. Non ho visto questa grande differenza tra noi e loro, ma loro hanno più possibilità. In Inghilterra o Germania, se uno è bravo lo fanno giocare, non guardano la carta d’identità. È mentalità, coraggio".

È vero che all’Inter Lautaro è il tuo preferito?

"Quello che sa fare in area non devo dirlo io. Mi piace perché non molla mai, è sempre “cattivo”. Un trascinatore".

Se l’Inter ti riprendesse, dovresti dimostrare più di altri?

"No. Io chiedo tantissimo a me stesso, a volte esagerando. Ma sto imparando a gestire le pressioni che mi metto addosso, perché capisco che non può andar sempre bene".

Seconda punta o esterno d’attacco?

"Devo dare un’altra risposta da calciatore: gioco dove vuole il mister (ride). Sincero? Seconda punta".