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Nel gennaio del 2017 mi trasferisco all'Udinese. Dopo il primo allenamento, vado in panchina contro il Milan. Dopo qualche giorno: "Assane, hai un problema al cuore: c'è una cicatrice, non puoi giocare". Torno all'Inter e chiedo: "Perché non posso fare una visita all'estero? Se serve, mi opero e torno a giocare". E loro: "Ma no Assane, non è così grave. Passerà". Basta, nient'altro. Ma c'è un'altra cosa molto strana: insieme ai problemi al cuore, spunta la questione del mio permesso di soggiorno. In che senso non è più valido? Ho girato il mondo con i documenti con scritto "Gnoukouri". Sono rimasto da solo. Ho provato a parlare con l'Inter, ma niente.
Nel 2018 mi convocano: "Assane, la Federazione ha detto che non puoi più giocare perché ti hanno ritirato il permesso di soggiorno". Non era vero. Ma io come potevo immaginare cosa avessero fatto Drago e il signor Gnoukouri? L'Inter mi ha versato 25mila euro, neanche 3 mesi di stipendio, e mi ha detto di andarmene. Al mio fianco è rimasto solo Kessié: ci conoscevamo dalla Costa d'Avorio, mi ha aperto le porte di casa sua. È un fratello per me. So di non essere stato l'unica vittima. Eppure sembra che abbia fatto tutto io: quale sentore potevo avere che tutto ciò fosse falso? Che fosse tutta una messa in scena per ricavarne dei soldi?".
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