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E come si isola una partita?
—«Pensando solo a quella, e le assicuro che i giocatori lo sanno fare. L’Atletico non può permettersi di allargare il suo orizzonte, deve restringerlo al massimo. E poi appoggiarsi allo stadio, al pubblico, alla sua fame, alla sua storia in Champions. Il Metropolitano sarà una pentola a pressione, i tifosi prepareranno qualcosa di speciale e trasmetteranno fede e calore alla squadra in maniera speciale. L’aspetto ambientale sarà fondamentale. E poi l’Atletico in casa quest’anno ha perso una sola volta: il Metropolitano è un fattore importante e differenziale».
Come ha visto l’andata?
—«Un po’ come me l’aspettavo. L’Inter è in un grandissimo momento. Da lontano ho avuto come l’impressione che in Spagna la squadra di Inzaghi sia stata sottovalutata, non dal Cholo ma dal mondo colchonero. C’era chi pensava che l’Atletico potesse vincere, magari anche con facilità, e ovviamente non è così. L’Inter a livello di rosa è tra le migliori d’Europa, è perfettamente compensata e molto preparata. Lavorano da anni su un’idea molto chiara, con un sistema di gioco preciso che è stato migliorato nel corso del tempo grazie a innesti mirati e riusciti. È stata una partita difficile per l’Atletico, l’Inter gli ha tolto la palla e ha creato occasioni, ha giocato in maniera diretta e autorevole e l’Atletico non è stato in grado di fermare l’avversario con chiarezza. L’Inter ha dominato».
E il ritorno, partendo dall’astrazione di cui parlava?
—«L’Atletico deve fare la partita, e ci proverà. Non parlo di dominio del gioco o di occasioni, ma di controllo emozionale, di sensazioni, dell’essere più diretti, verticali, pressare più alto e rubar palla in zone nevralgiche in campo rivale per creare occasioni da gol. L’Atletico non può speculare, deve attaccare la gara».
Questo Atletico è molto diverso dal suo. È fragile difensivamente.
—«Detto che sono momenti, giocatori ed epoche differenti, ai nostri tempi si puntava su un lavoro difensivo efficiente e disciplinato da parte di tutti, era il modo per rendere più redditizi i gol che facevamo. L’idea era quella di fare un gol e sfruttarlo al massimo: “Noi segniamo poco, ma gli altri non ci fanno gol”. Non si pensava all’estetica ma solo al risultato. Ora è tutto molto diverso, a partire dal sistema di gioco: noi difendevamo sempre a 4, a memoria, ora a 5. La squadra ha cambiato forma di giocare, è stato migliorato l’aspetto offensivo, con un volume di gioco più vistoso e con più gol. L’Atletico oggi è capace di dominare nel palleggio ma soffre difensivamente ed è un aspetto che va migliorato».
L’Inter ha una delle migliori difese d’Europa.
—«Non mi sorprende. Già dai miei tempi, con Conte, si partiva dalla solidità difensiva, l’Inter è stata costruita così. In quella stagione arrivammo secondi a un punto dalla Juve con la miglior difesa e il secondo miglior attacco della Serie A, dietro l’Atalanta. Oggi di nuovo l’Inter ha una grande difesa e un potenziale offensivo spettacolare con Lautaro e Thuram, oltre a centrocampisti misti che attaccano e difendono allo stesso modo. È una squadra davvero completa e molto difficile da battere, per l’Atletico sarà durissima».
Percentuali?
—«Dico 50 e 50. Perché giocando in casa l’Atletico ha un plus col quale recupera lo svantaggio accumulato a San Siro riportandosi in parità: ritengo che questo plus a livello ambientale possa essere convertito in gol. Vedo i tifosi come un giocatore in più, una presenza emozionale non leggibile o interpretabile con canoni normali di analisi legati al momento o alla stagione».
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