Mondiali in Qatar. Per Robin Gosens non sono un argomento semplice. Il giocatore dell'Inter, arrivato a Milano a gennaio, tiene in altissima considerazione anche l'aspetto etico del mondo del calcio. Un mondo dove prevalgono gli interessi economici. Ai microfoni di Kicker, Gosens ha parlato anche di questo tema e del desiderio di giocare un Mondiale. "Se sono felice per i Mondiali in Qatar? So dove volete andare a parare. Sì, non sto più nella pelle. Perché si tratta di un Mondiale, il più grande sogno della mia infanzia e adesso ho delle reali possibilità di parteciparvi. Se lasciamo fuori le circostanze. Non si possono lasciare fuori? Giusto, di conseguenza la mia felicità è offuscata. Non cammino come un cieco per le strade della vita e mi rendo perfettamente conto cosa è successo in quel paese per poter costruire un paio di stadi. Mi faccio dei pensieri. Troppo tardi perché i giocatori boicottino la manifestazione? Ora cercherò di dare un punto di vista a livello emotivo. Mi trovo in un dilemma. Da una parte c'è il mio grande sogno di bambino e questa occasione forse unica di poter partecipare ad un Mondiale. Quando eravamo piccoli giocavamo in cortile ai Mondiali e ogni ragazzino si sceglieva un paese. E tutta l'estate eravamo uno la Spagna, la Francia o il Ghana. "Immaginatevi come sarebbe bello esserci veramente", dicevamo. E adesso questa cosa potrebbe succedere! Ma proprio stavolta la manifestazione si svolgerà in Qatar e non si può essere totalmente felici perché ci sono molte altre tematiche che pesano e che mi toccano. Lo trovo davvero amaro non poter essere completamente entusiasta per un Mondiale. Se sono per boicottare? Il Mondiale per me è la cosa più grande, non sto mentendo. Non c'è niente di più grande. Dall'altra parte ci sono degli argomenti critici che non riguardano il calcio. Non so se boicottarlo porterebbe a qualcosa, devo dare ragione a Kimmich che ha detto che è troppo tardi per farlo. Alternative? L'approccio che preferisco è il seguente. Sappiamo che tutto il mondo seguirà il Mondiale e che questo Mondiale sarà politico. Perché non sfruttiamo questa piattaforma per portare l'attenzione sugli abusi? Chiaro, non puoi neanche andare lì e dare l'esempio. Si possono utilizzare questi mesi per lanciare segnali, però. In quale forma? Al momento non lo so. Ma in un altro modo non va, credo. Lo sviluppo attuale non è al momento sostenibile, in ogni caso. Assegnare le manifestazioni a chi offre più soldi, a chi dà più soldi. I tifosi si oppongono. Molti si chiedono se i tifosi seguiranno questo Mondiale. Se penso a quando guardavo solo calcio dalla mattina alla sera... E adesso qualcuno non lo vuole seguire per scelta? Così non si può andare avanti. Dobbiamo fare urgentemente qualcosa".
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L'addio di Eberl, il peso psicologico nel calcio e i media che ci marciano
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"Che cosa penso dell'addio di Max Eberl (ds del Borussia Mönchengladbach che ha lasciato il club e il calcio per stanchezza)? Ciò che ha detto lui corrisponde al 100% della verità. E con questo torniamo al mio discorso di inizio intervista. I media hanno interesse a diffondere qualcosa. Nessuno pensa neanche un secondo alle persone, delle quali scrive e si occupa. Magari lì dietro si nasconde una persona che non regge il peso e che si spezza. Tutto per un titolo o per una prima pagina. Sono certo che questa cosa capiti anche ad altre persone, Eberl è stato abbastanza forte per parlarne pubblicamente. L'unica via è parlarne. Bisogna poterne parlare, altrimenti è un cane che si morde la coda. Il giocatore si tiene la frustrazione dentro e gioca male, l'allenatore va sotto pressione, e il tifoso fa il prepotente perché non ha idea del perché in quel momento il giocatore giochi male", ha concluso Robin Gosens.
(Kicker)
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