Lo scrittore, sul Corriere della Sera, ha parlato della vicenda tra l'interista e Juan Jesus. E si è soffermato sul post della moglie del giocatore
Il caso Acerbi-Juan Jesus è diventato un caos. Perché dopo la sentenza del giudice sportivo, che ha ritenuto di non dover squalificare il giocatore dell'Inter per assenza di prove certe sul presunto insulto razzista al brasiliano, si è scatenato il putiferio. Sui social, i tifosi si sono schierati tra, gli interisti, che hanno accettato la sentenza sostenendo che senza prove non si può punire proprio nessuno. E tutti gli altri.
Tutti i tifosi di tutte le altre squadre che hanno in ordine parlato di 'sistema', 'marotta league' e convinti asseriscono 'l'Inter ha fatto sparire le immagini'. Ora, dato per ovvio che il club nerazzurro in tutto questo c'entra davvero nulla, non resta che andare avanti pensando che se un tribunale prende una decisione e la motiva, in un Paese civile si dovrebbe trovare il modo di accettare la sentenza. Detto questo, sono davvero tanti i giornalisti che si sono espressi in merito.
Lo ha fatto anche Massimo Gramellini, giornalista e scrittore, che sul Corriere della Sera ha detto la sua: "Per la giustizia sportiva Francesco Acerbi è innocente perché non esistono prove che abbia dato del «negro» a Juan Jesus, tranne una: la testimonianza dell’offeso. Eppure, a meno di non voler considerare Juan Jesus un mitomane (nel qual caso da condannare sarebbe stato lui), Acerbi deve avere pur detto qualcosa. E riesce difficile credere che questo qualcosa sia la frase che lo stesso Acerbi ha lasciato trapelare: «Ti faccio nero»".
Senza le prove
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«Ma quale giovane del 2024 dice ancora «Ti faccio nero»? A un nero, poi. Neanche in un oratorio gestito dalle Orsoline. Però è indubbio che, per poter emettere una sentenza di condanna, il giudice aveva bisogno di prove oggettive. Pensate che cosa sarebbe successo, se Acerbi fosse stato condannato sulla base della sola parola di Juan Jesus. Si sarebbe trattato di un precedente pericoloso. Che da domani avrebbe consentito a chiunque di rovinare la carriera di un rivale seppellendolo sotto il peso di un’accusa infamante, anche se non supportata né da un audio né da un testimone», ha sottolineato spiegando proprio che una decisione contraria a quella che è stata presa, senza prove, avrebbe danneggiato più del dovuto Acerbi che continua a portare avanti la sua versione. Lo ha fatto anche nel confronto con l'Inter, non ha mai inteso pronunciare una frase con intento razzista nei confronti del calciatore avversario.