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Avv Grassani: “Sarebbe utile creare passaporto Covid-19. Il protocollo FIGC non…”

Il rinomato avvocato ha poi aggiunto: "Le società sono sempre e comunque responsabili"

Matteo Pifferi

Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, l'avvocato Mattia Grassaniha parlato di ciò che potrebbe accadere alla ripartenza del campionato.

Tutela sanitaria dei calciatori e di tutto il personale nel periodo degli allenamenti e della futura ripresa agonistica: dove finisce la responsabilità del medico sociale, di quello del lavoro e del club?

«Questo è il vero casus belli. Partiamo con il dire che i club sono sempre e comunque responsabili della corretta predisposizione degli strumenti di lavoro, dell’individuazione di idonei ambienti in cui svolgere la preparazione nonché delle metodiche di allenamento del gruppo. Sarebbe, quindi, molto complicato riuscire a dimostrare l’assenza di responsabilità per Covid-19 in un eventuale giudizio».

E per lo staff e i calciatori?

«Allenatori, preparatori, medici, etc., devono usare la massima diligenza per evitare situazioni di pericolo ai lavoratori sportivi professionisti sottoposti alle direttive e solo grazie a questa, in caso di contagio, andranno esenti da colpe. Per i prestatori, infine, sarà sufficiente la prova di essersi attenuti alle disposizioni societarie e dello staff tecnico».

Il protocollo Figc è una «fonte» giuridica?

«Non rappresenta un precetto normativo, non ha forza di legge per intenderci bensì di atto promulgato da una Federazione, ma, in caso di evento dannoso, qualsiasi Tribunale lo utilizzerebbe come parametro per valutare il corretto comportamento dei soggetti coinvolti».

L’Inail ha stabilito che il Covid è una malattia del lavoro e questa aumenta le responsabilità per i club. Si può arrivare a una «nuova idoneità agonistica»?

«La soglia di attenzione delle società prima di ricominciare l’attività dovrà essere massima. Nel calcio l’idoneità prevista dal D.M. 18/02/1982, di norma, vale per una stagione ma nulla impedisce, vista l’eccezionalità del momento e l’invasività del male, di sottoporre i componenti della prima squadra a una moltitudine di accertamenti mirati alla valutazione delle condizioni dal singolo. Tanto prima dalla ripresa quanto durante. Potrebbe, a questo proposito, risultare molto utile la creazione di un “Passaporto Covid 19”, documento individuale sanitario, integrativo della scheda di cui al D.M del 1982, sul quale annotare ogni indagine, comportamento, situazione e reazione ritenuti utili per combattere l’emergenza virus. Aiuterebbe i medici sociali, le autorità di controllo, e i diretti interessati».

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