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Grassani: “Ecco gli effetti della sentenza Diarra. E i club d’ora in poi…”

Matteo Pifferi Redattore 
Mattia Grassani, avvocato ed esperto di diritto sportivo, ne ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport

Le norme della Fifa sui trasferimenti dei calciatori tra club sono "contrarie al diritto dell'Unione europea e potrebbero ostacolare la libera circolazione". Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Ue, dando di fatto ragione all'appello dell'ex centrocampista di Francia e Real Madrid Lassana Diarra. I giocatori, dunque, sono liberi di svincolarsi anche durante la stagione. Mattia Grassani, avvocato ed esperto di diritto sportivo, ne ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

Intanto quantifichiamo la portata: avrà lo stesso impatto della sentenza Bosman?

“Lo stesso impatto probabilmente no, ma a distanza di 23 anni dall'approvazione del Regolamento FIFA sullo Status e Trasferimenti dei calciatori, approvato dal Comitato Esecutivo FIFA il 5 luglio 2001, l'organo internazionale del calcio è chiamato a un intervento organico sul reticolato normativo che disciplina i trasferimenti internazionali”.

Ci può spiegare cosa comporterà questa novità?

“In sostanza, la Corte di Giustizia UE sembra aver ritenuto 'contrarie al diritto dell'Unione europea', e dunque idonee a 'ostacolare la libera circolazione', alcune disposizioni del Regolamento FIFA sullo Status e Trasferimenti dei calciatori, come quelle che prevedono l'applicazione di sanzioni sportive e responsabilità economiche nei confronti di club che tesserino calciatori che abbiano risolto il precedente contratto senza giusta causa, nonché quelle che consentono a una Federazione sportiva nazionale di negare il rilascio del Certificato Internazionale di Trasferimento (il transfer) nel caso in cui sia vigente un contratto di lavoro o penda una controversia sulla risoluzione dello stesso”.

Un giocatore, quindi, sarà libero davvero di rescindere il contratto in qualunque momento?

"In verità, a livello internazionale, un calciatore era già libero di interrompere il rapporto con il club di appartenenza e tesserarsi per altra società appartenente a Federazione estera. Il punto è che, fino a oggi, il nuovo club interessato a beneficiare delle prestazioni del calciatore sarebbe stato responsabile, in solido con l'atleta, del pagamento di un risarcimento in favore della società precedente, oltre ad essere assoggettato a severe sanzioni sportive come il blocco dei tesseramenti in entrata per due finestre, qualora il recesso senza giusta causa del giocatore fosse avvenuto nel 'periodo protetto'”.


Cioè?

“Quello individuato nelle prime tre stagioni qualora il contratto risolto fosse stato firmato dal calciatore prima del ventottesimo compleanno, nelle prime due stagioni se successivamente. Pertanto, così viene meno la responsabilità e il coinvolgimento dei club di destinazione del calciatore autore del recesso senza giusta causa; responsabilità e coinvolgimento che, fino a oggi, avevano rappresentato efficaci deterrenti per l'interruzione anticipata del contratto che veniva individuata con il famoso articolo 17 della Fifa".

Come funzionerà da un punto di vista legale lo svincolo dopo questa sentenza?

“È ancora presto per dirlo: prima di tutto occorrerà leggere le motivazioni della decisione per disporre di un quadro più chiaro della pronuncia. A livello internazionale, probabilmente da un punto di vista strettamente giuridico non cambierà nulla: i calciatori continueranno a potersi trasferire in due ipotesi, a fronte di un contratto di trasferimento sottoscritto dai club di provenienza e di destinazione ovvero a seguito di recesso dal contratto. Ciò che potrebbe cambiare sono le conseguenze di quest'ultima ipotesi”.

Ci spieghi.

“Fino a oggi, il recesso unilaterale del calciatore senza giusta causa veniva considerata un'ipotesi davvero residuale, con pochissime applicazioni (ricordiamo i casi di Philippe Mexes e Morgan De Sanctis), sia in ragione di una sorta di gentlemen agreement tra le società, sia per la volontà dei club di evitare conseguenze - economiche e disciplinari - che avrebbero riguardato inevitabilmente anche coloro che avrebbero beneficiato delle prestazioni dei calciatori 'dimessisi'. Adesso, con i club che, probabilmente, non potranno più subire conseguenze in esecuzione della pronuncia della Corte di Giustizia Europea, l'unico soggetto responsabile dell'interruzione del contratto di lavoro, e dunque tenuto al pagamento dell'indennizzo per l'anticipata rottura del contratto nei confronti della società di appartenenza, sarà il calciatore; di conseguenza, potrebbero aumentare il numero di casi di recesso unilaterale".

La FIFA scrive in un comunicato: “Siamo soddisfatti che i principi chiave del sistema di trasferimento siano stati riconfermati nella sentenza. La sentenza mette in discussione solo due paragrafi di due articoli del Regolamento Fifa sullo status e il trasferimento dei giocatori”. A cosa si riferiscono questi paragrafi?

“Si riferiscono all’illegittimità di un divieto di tesseramento, a livello amministrativo, consistente nel mancato rilascio del Certificato Internazionale di Trasferimento in caso di pendenza di un contenzioso avente ad oggetto l'interruzione anticipata del rapporto contrattuale da parte di un calciatore, nonché alla responsabilità solidale - economica e, in alcuni casi, disciplinare - di un club interessato a tesserare un atleta che aveva esercitato il recesso senza giusta causa dal contratto con la società di appartenenza”. Per gli avvocati di Diarra, invece, è vittoria totale: chi ha ragione? “In questi casi è difficile individuare chi abbia ragione: la pronuncia produce effetti favorevoli per i calciatori e costringerà la FIFA a rivedere in maniera significativa il proprio plesso normativo, allo scopo di evitare che il sistema dei trasferimenti diventi una jungla".

Il calcio ne uscirà rivoluzionato in modo positivo?

“Il mio punto di vista è che, ancora una volta, la pronuncia della Corte di Giustizia Europea priva di potere contrattuale i club, e colpisce profondamente ciò che rappresentava una delle principali fonti di ricavi delle stesse: il player trading”.

In cosa sarà intaccato?

“In mancanza di rimedi normativi da parte della FIFA, il calciatore che recede anticipatamente dal contratto di lavoro con il club di appartenenza potrà immediatamente accasarsi presso altra società, risultando l'unico responsabile nei confronti del precedente datore di lavoro, in termini risarcitori: sarà sempre più difficile, in questi casi, per i club, dopo essere stati 'abbandonati' da un proprio atleta, ottenere un congruo indennizzo avendo la possibilità di riceverlo soltanto dal calciatore, in mancanza di adeguate tutele da parte dell'ordinamento sportivo, che si auspica vengano individuati dalla FIFA. Come conseguenze operative sul mercato, prevedo un incremento ancora maggiore del potere contrattuale di calciatori e agenti, a scapito dei club che, tuttavia, dovrebbero rappresentare il motore del sistema, nonché una maggiore diffusione delle clausole 'buy out' che potranno rappresentare un appropriato metodo convenzionale per determinare l'importo dell'indennità dovuta al club in caso di recesso senza giusta causa da parte dell'atleta”.