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Grasso: “Moratti il presidente ‘amletico’ che amava troppo l’Inter…”

Francesco Parrone

Vende, non vende. Ha venduto, non ha venduto. Se n’è andato, ma può tornare, se il magnate di Giacarta non convince. Distacco con «vigilanza attiva». Nella storia del calcio non c’è mai stata una vendita così tormentata, un taglio di...

Vende, non vende. Ha venduto, non ha venduto. Se n’è andato, ma può tornare, se il magnate di Giacarta non convince. Distacco con «vigilanza attiva». Nella storia del calcio non c’è mai stata una vendita così tormentata, un taglio di cordone ombelicale così sofferto. Da quando, 18 anni fa, Massimo «Amleto» Moratti ha preso le redini dell’Inter ha sempre accarezzato l’incertezza. Che è il destino del presidente tifoso. Incertezza non significa macerarsi dai dubbi, tutt’altro. Il dubbio rimane fuori dello stadio. L’incertezza guarda dal tunnel che porta negli spogliatoi: nella vita arricchisce i sentimenti e nella fede per la Beneamata serve a far battere più rapidamente il cuore.

Una squadra è il suo presidente e la storia degli ultimi 18 anni dell’Inter è all’insegna dell’incertezza: sotto le aspettative i successi e ingenti le spese per campioni e allenatori mediocri o sfortunati, l’ingaggio di Mourinho e la straordinaria impresa del triplete, campagne acquisti dispendiose (Vieri, Crespo, Ronaldo, Ibrahimovic…), la conquista della Champions League, 46 anni dopo il primo successo paterno in Europa. Su e giù, vende o non vende. Massimo Moratti ha trovato la sua stabilità nella cara incertezza, non conservando ma nemmeno innovando, all’insegna di un languore sentimentale, cercando invece di spalmare gli ideali di buon senso ambrosiano. Il suo motto è: «La ricchezza serve a comprare una passione». Le passioni restano, le ricchezze a volte passano lasciando il posto ai debiti.

La natura generosa del presidente lo ha trascinato in un’alternativa di dilemmi ed esitazioni, imprigionandolo in una perenne oscillazione. E poi non è facile combattere contro i fantasmi del padre Angelo (il grande artefice della fortuna familiare), del prudente fratello Gian Marco, dell’ambiziosa cognata Letizia, ammaliata dal comando, della moglie Milly (goscista ecologista, regina del km zero), del seguito di ex calciatori e dell’affollata corte smemorata e smemoranda. Fino all’ultimo Massimo Moratti si è estenuato nelle infinite possibilità del tira e molla. Sapendo che spesso i sogni realizzati deludono, non gli restava che rassegnarsi all’incertezza.