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Gravina: “Calcio di fronte a un crocevia. I pochi non possono contare più dei molti”

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Il presidente della Figc ha inviato una lettera a Repubblica per parlare dei problemi del calcio italiano e delle sue strategie
Fabio Alampi Redattore 

Gabriele Gravina, presidente della Figc, ha inviato una lettera a Repubblica per parlare dei problemi che attanagliano il calcio italiano e delle strategie che intende adottare per provare a risolverli: "Il calcio è di fronte a un crocevia. Deve adeguare la sua democrazia interna alle dimensioni e alla complessità di un sistema che rappresenta il più grande laboratorio di passione, ma anche una delle prime economie del Paese, capace per ogni euro che riceve dallo Stato di restituirne venti in gettito fiscale e previdenziale. Per questo, interpretando sollecitazioni giunte da ambienti sportivi e istituzionali, ma anche dalla società civile, ho deciso di aprire una fase costituente. Oggi proporrò al Consiglio Federale la convocazione di un’Assemblea straordinaria per modificare lo Statuto, Carta dei principi e delle regole fondamentali del nostro movimento.

Un appuntamento ineludibile, anche dopo la conversione del decreto legge che riconosce alle leghe professionistiche un’equa rappresentanza, comprensiva del contributo economico apportato al sistema. Solo dopo sarà possibile votare per una nuova governance. Le elezioni, da me subito volute e indette per il 4 novembre, dovranno svolgersi tempestivamente secondo le nuove regole che ci daremo".


Gravina Uefa

"Nelle assemblee generali di Inghilterra, Francia, Germania e Spagna, i rappresentanti dei professionisti sono tra appena un terzo e la metà di quelli dei dilettanti. E nel Consiglio Federale le proporzioni non cambiano: il peso dei professionisti è a Londra del 20 per cento, a Parigi del 7,1, a Berlino del 26,7 e a Madrid del 16,7. A Roma i professionisti contano già il34%. Quota oggi ritenuta insufficiente a rappresentare il volume economico che le serie maggiori, e in particolare la «A», sviluppano a beneficio dell’intero movimento. Rafforzare la rappresentanza del calcio più ricco, per qualità e dotazione finanziaria, è insieme una rivendicazione della Lega di A e l’indicazione di una legge approvata in Parlamento. Si può e si deve fare, ben sapendo che qualunque espansione di sovranità per uno dei componenti della governance comporta una corrispondente riduzione per un altro.

Una piramide rovesciata, dove i pochi finissero per contare più dei molti, non sarebbe più il simbolo della sussidiarietà e dell’autogoverno degli sportivi, ma solo la giungla dei più forti. Per questo il calcio ha, pur nell’autonomia dell’ordinamento sportivo, il dovere di trovare un equilibrio tra le sue energie, facendo leva sullo spirito di solidarietà e sulla capacità di conseguire un compromesso virtuoso".

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