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Dopo Gravina Stefano Corti incontra Roberto Mancini. «Come sto ora? È un po’ faticoso, è un po’ diverso», dice l’ex c.t, che spende anche qualche parola sulla qualifica dell’Italia: «Questo mi fa molto piacere. Sono tutti ragazzi che meritavano questo, avevano già avuto una grande delusione per il Mondiale, poi è giusto che l’Italia possa essere lì a difendere il titolo.». Poi si passa al discorso che coinvolge la sua scelta personale di partire per l’Arabia Saudita. Abbiamo letto quello che ha dichiarato Gravina, cioè che con Spalletti l’Italia ha svoltato. – gli dice l’inviato -. «Ma io sono felice», esclama Mancini. Corti continua dicendo che Gravina ha dichiarato di essere rimasto male per la sua decisione, anche perché l’avrebbe fatto da un giorno all’altro. Mancini spiega: «Anche io ci sono rimasto male. Diciamo che dopo tanti anni, forse, a volte, bisognava prendere una decisione. Forse è una decisione che andava presa un po’ prima, però, allo stesso tempo, posso anche capire che ci si possa rimanere male. Anche io sono rimasto male di tante cose, e con grande dispiacere perché io sarei rimasto altri dieci anni, se fosse stato possibile. Qualcosa era cambiato rispetto a prima, ma posso dire una cosa? È stato detto anche troppo.» (Si riferisce alle notizie apparse sulla stampa, ndr.): «Quando c’erano giornali, giornalisti, direttori e proprietari seri di giornali si scrivevano cose vere, adesso si scrivono un sacco di stupidaggini. Le cose scritte sono per la maggior parte stupidaggini: sono andato via per tante motivazioni.». Quindi non è andato via per soldi, lo incalza Corti. «Una delle motivazioni è anche quella», conclude lui.
Per strappare un sorriso a entrambi Stefano Corti consegna a Roberto Mancini una piccola riproduzione dell’opera comunemente nota come Il Dito, di Maurizio Cattelan, da parte di Gabriele Gravina.
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